Partinico/Borgetto-Mafia e Pino Maniaci, fissata udienza preliminare al 19 gennaio

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Dovranno comparire davanti al Gup il prossimo 19 gennaio: si tratta dei 12 indagati nell’ambito dell’indagine “Kelevra” che fece scattare gli arresti per alcuni esponenti a vario titolo della mafia di Borgetto e l’allontanamento dalle province di Trapani e Palermo per Pino Maniaci (nella foto), il factotum di Telejato, emittente televisiva di Partinico.  Per tutti la richiesta della Procura, formulata dalla pm Amelia Luise, è di rinvio a giudizio. E’ emerso un quadro indiziario forte in base alle indagini portate avanti dagli inquirenti. Tutto è nato dalle intercettazioni ambientali e telefoniche che per tre anni sono andate avanti a Borgetto nell’ambito di presunte estorsioni ad operatori economici locali e condizionamenti di tipo mafioso al Comune. Per caso venne fuori anche la posizione di Pino Maniaci, scoperto secondo l’accusa a chiedere somme di denaro al sindaco Gioacchino De Luca e all’ex assessore Gioacchino Polizzi in cambio di una linea soft nel suo telegiornale: in buona sostanza li minacciava che se non gli avessero dato quello che voleva lui li avrebbe pesantemente attaccati nella sua emittente. Da qui l’indagine si è allargata proprio su Maniaci e si è scoperto che le stesse identiche pressioni venivano fatte anche al sindaco di Partinico, Salvo Lo Biundo. A parte le intercettazioni ci sono anche le dichiarazioni dei due sindaci che confermerebbero le accuse nei confronti del titolare di fatto di Telejato. Gli altri imputati sono: Antonio e Nicolò Salto, Giuseppe e Francesco Giambrone, e Antonino Frisina, accusati di “partecipazione ad associazione mafiosa”, tutti di Borgetto; figurano poi David e Antonino Giambrone, Francesco e Salvatore Petruso, Tommaso Giambrone e Salvatore Brugnano, solo quest’ultimo di Partinico mentre gli altri risultano residenti a Borgetto. A vario titolo sono accusati di estorsione, danneggiamenti e favoreggiamento. Ad essere stati documentati episodi estorsivi ai danni di imprenditori e non solo, tra cui per l’appunto a Brugnano il quale però ha negato di avere mai versato alcuna somma di denaro e quindi di essere stato vittima del racket. Sono stati ricostruiti anche incendi dolosi ad una stalla e ad auto, e ancora intestazioni fittizie di beni per tentare di evitare sequestri patrimoniali. Tutti gli indagati sono a piede libero ad eccezione di Nicolò Salto e Giuseppe Giambrone, in atto detenuti, e Antonio Salto che invece risulta essere latitante.