Partinico-Nello scantinato una piantagione di droga

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Un tempo cisterna per realizzare la più colossale truffa ai danni dei consumatori, quella dell'”acqua-vino”, poi trasformata in area dove produrre sostanza stupefacente. E’ la scoperta fatta dai carabinieri a Partinico che ha portato all’arresto di Antonio Bonomo, 35 anni, con precedenti. I militari dell’Arma hanno scoperto all’interno di questa cisterna una fiorente produzione di stupefacenti: in tutto 64 piante che, una volta immesse sul mercato, avrebbero fruttato diverse migliaia di euro. Per Bonomo l’accusa è di coltivazione di sostanze stupefacenti. La droga era coltivata per l’appunto nel sotterraneo di un magazzino, una grande cisterna di quelle che una volta, secondo quanto riferiscono i carabinieri, venivano usate per la produzione illegale di acqua-vite. La piantagione era stata posizionata con grande cura e allestita, per sfuggire ad eventuali controlli, in un locale sotterraneo al quale si accedeva dal pavimento tramite una botola. Un escamotage che però al 35enne non è servito per riuscire ad evitare di essere beccato. I militari dell’Arma, dopo avere raccolto una serie di indizi a conclusione di una mirata indagine antidroga, hanno fatto irruzione all’interno dell’abitazione e poi nel magazzino che a quanto pare utilizzasse solo il giovane. Dopo un’attenta perquisizione, i carabinieri hanno notato una botola e i sospetti si sono fatti sempre più certezza. Una volta tolto il coperchio è stata fatta la scoperta: all’interno della cisterna sono state trovate 64 piantine, ciascuna posizionata all’interno di vasi, che avevano già raggiunto l’altezza media di circa mezzo metro. Piante che crescevano rigogliose perché oltre ad essere costantemente annaffiate potevano fruire anche di un sistema di areazione e illuminazione artificiale, che sarebbe servita per alimentare la crescita degli arbusti. La preziosa “erba”, una volta venduta al dettaglio avrebbe fruttato agli spacciatori migliaia di euro. Bonomo è al momento agli arresti domiciliari in attesa dell’udienza di convalida. La cisterna dunque è tornata evidentemente a servire ancora una volta per scopi illeciti. L'”acqua-vino” è stato un fenomeno molto diffuso a Partinico tra gli anni ’70 e ’90 ed in realtà anche nei primi del 2000 ci sono stati altri casi scoperti. In pratica i produttori di vitivinicoli mischiavano al vino dell’acqua per accrescerne il volume e dello zucchero di barbabietola per aumentarne la gradazione. In questo modo si riusciva a mantenere pressocchè il gusto inalterato ma con guadagni illeciti enormi in quanto il prodotto veniva commercializzato come se fosse tutto vino. Molti semplici produttori e titolari di cantine e aziende furono all’epoca arrestati. Per la città quel periodo fu un vero e proprio boom economico.