Partinico, mafia e scommesse: Bacchi il “gradasso” imponeva gli affari a Cosa nostra

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“L’80 per cento a lui, il 20 a noi”. Questo era il patto tra l’imprenditore partinicese Ninì Bacchi e la mafia. Un accordo svelato in una delle tante intercettazioni dove in pratica emerge un Bacchi che faceva la voce grossa e si permetteva di farlo addirittura con i boss di Resuttana. Era lui che imponeva gli affari così come emerge dall’operazione all’alba di oggi della squadra Mobile di Palermo che ha portato in carcere 31 persone complessivamente, accusati a vario titolo di mafia, riciclaggio, traffico di droga, nell’ambito dell’operazione “Game over” che ha svelato come la criminalità organizzata si finanziasse con una rete occulta di centri scommesse. Faceva il gradasso Bacchi forse perchè si faceva forte di un legame di grande richiamo, il boss Francesca Nania che secondo le indagini era addirittura socio occulto negli affari dell’imprenditore partinicese. Nania, 44 anni, è un nome eccellente della mafia partinicese, figlio del super boss 80enne “Zù Nino”, con alle spalle una condanna definitiva per mafia ed estorsione e in atto sorvegliato speciale. Il patriarca e il figlio Francesco, anche lui sorvegliato, sono molto conosciuti negli ambienti investigativi perché diedero vita, secondo la ricostruzione degli inquirenti, all’ultima guerra di mafia a Partinico tra la fine degli anni ’90 e il decennio successivo. Dalle intercettazioni telefoniche e ambientali Bacchi pagava profumatamente i clan mafiosi di tutti i mandamenti di Palermo e in cambio avrebbe ricevuto protezione e appoggio per creare un monopolio nel settore delle scommesse. La parte delle famiglie mafiose variava tra 300 e 800 mila euro all’anno mentre Bacchi riusciva a fare un giro d’affari stimato in 12 milioni di euro l’anno.

Sergio Macaluso, oggi pentito, e Filippo Bonanno, arrestati a dicembre con l’accusa di avere fatto parte del mandamento di Resuttana avevano in programma di “farlo entrare a Resuttana”. Bonanno però mal digeriva gli accordi fissati dall’imprenditore: “…e tu vai a trovare le bucce” diceva al telefono. Un’organizzazione che spaziava però un po’ ovunque: ad esempio anche negli affari supermercati, come rivela sempre Bacchi al telefono rispetto ad un presunto interessamento all’apertura del supermercato Lidl a Palermo.

L’organizzazione però spaziava anche sul fronte dell’export nell’ambito dell’agroalimentare. In particolare questo era un segmento di cui si occupava Nania. Al telefono parla con Michele De Vivo, insospettabile commercialista campano pure lui arrestato. Tratta della realizzazione del logo per l’apertura di un ristorante e nel contempo annuncia l’avvio di un pressante export verso gli Stati Uniti di pomodoro.

Tra gli altri partinicesi arrestato figurano il ragioniere Salvatore Cusumano, Gerardo Guagliardo, Maurizio Primavera, Antonio Lo Baido, Marco e Vincenzo Corso, l’imprenditore Alfredo Cannone, l’architetto Davis Zangara, Francesco Lo Iacono e Stefano Tognetti.