Partinico, la questione Bertolino finisce a Bruxelles

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Finisce sui tavoli della Commissione Europea la questione delle emissioni in atmosfera della distilleria Bertolino di Partinico. Una denuncia a firma della deputata nazionale del Movimento 5 Stelle, Claudia Mannino, è partita per gli uffici di Bruxelles per fare chiarezza sui ritardi che si sono accumulati per il rilascio delle autorizzazioni alle emissioni dell’industria del Palermitano. La Bertolino, la più grande industria di distillazione d’Europa, lavora principalmente i prodotti e sottoprodotti vitivinicoli per la produzione di alcol etilico da vino, acquavite di vino ed alcol denaturato, producendo esalazioni maleodoranti che si diffondono per le vie della cittadina. L’ Arpa, per mettere fine a questa situazione, ha inviato una nota agli enti competenti al fine di promuovere una revisione o integrazione dei provvedimenti autorizzativi che tengano conto proprio delle criticità relativa alla problematica degli odori. Era il dicembre del 2011 quando la Bertolino presentò regolare istanza di autorizzazione all’assessorato regionale Territorio e Ambiente e da allora,- sono passati due anni e mezzo- si attende il pronunciamento. Sino ad oggi praticamente l’azienda ha proseguito l’attività in regime di “prorogatio”, cioè sulla scorta della precedente autorizzazione.

“Nonostante diversi solleciti ufficiali – afferma Claudia Mannino – ad oggi gli impianti della Bertolino continuano a lavorare senza che nessuna nuova autorizzazione sia mai giunta. Visto che tale problema è ancora lontano dall’essere risolto, ho deciso pertanto di rivolgermi alla Commissione europea, denunciando svariate violazioni”.

Le violazioni cui si riferisce la Mannino e che rischiano di esporre ad una procedura di infrazione sono relative alla direttiva europea che prevede la verifica e l’aggiornamento delle condizioni di autorizzazione da parte dell’autorità competente e che dice che “al riesame si procede in ogni caso quando l’inquinamento provocato dall’impianto è tale da rendere necessaria la revisione dei valori limite d’emissione stabiliti dall’autorizzazione o l’inserimento di valori limite nuovi”.

“A mio avviso, inoltre, – conclude la Mannino – ci sono tutti i presupposti per un’ulteriore inadempienza che riguarda anche la non osservanza della direttiva che dice che le installazioni aventi impianti di combustione con input termico totale di 50 MW o più, devono avere un permesso integrato”.

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