Alpauno

Papania e Perricone, 9 gennaio in Cassazione. Chiesto annullamento ordinanza

Fissata per giovedi 9 gennaio, in Cassazione a Roma, la trattazione del ricorso presentato dagli avvocati dell’ex senatore Nino Papania e dell’ex vice-sindaco di Alcamo, Pasquale Perricone. I due vennero arrestati e condotti in carcere il 15 settembre scorso accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa e di voto di scambio politico-mafioso.

I legali Vito Di Graziano e Giuseppe Benenati, ovviamente con diverse istanze alla Suprema Corte, hanno chiesto l’annullamento dell’ordinanza scaturita dall’operazione di polizia Eirene culminata con altri arresti e con avvisi di garanzia a numerosi indagati. Qualora la Cassazione dovesse accogliere in toto i ricorsi, Pasquale Perricone ritornerebbe in libertà mentre Papania rimarrebbe agli arresti per un’altra inchiesta, quella sugli illeciti nella gestione degli enti e dei corsi di formazione.

I legali dei due politici avevano presentato altre istanze al tribunale del Riesame che però le respinte con verdetti del 9 ottobre scorso. In quella sede i giudici decisero comunque per la decadenza del reato di estorsione aggravata a carico di Perricone e di Gregorio Ascari, un altro degli arrestati.  Tutti rigettati gli altri ricorsi presentati al Riesame dagli indagati coinvolti nell’operazione ‘Eirene’. Adesso, dopo la pubblicazione delle motivazioni di quella sentenza è arrivato il ricorso in Cassazione per contestare la legittimità di ordinanza e provvedimenti.  In carcere, oltre a Papania e Perricone, finirono gli alcamesi Ascari, Giosuè Di Gregorio, Giuseppe Sciacchitano e Francesco Coppola, quest’ultimo ritenuto il nuovo capomafia di Alcamo. Il salemitano Giorgio Benenati e il calatafimese Salvatore Li Bassi che avrebbe preso il posto di Nicolò Pidone ai vertici della cosca locale. I trapanesi Antonino Minio e Diego Pipitone, quest’ultimo posto ai domiciliari.

Per quanto riguarda Francesco Coppola, colui che ad Alcamo sarebbe subentrato ai vertici del clan al posto di Ignazio Melodia ‘lu dutturi’, venne anche respinta la richiesta di scarcerazione per motivi di salute presentata dall’avvocato Sebastiano Dara.

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