Papania e Perricone, domani interrogatori. Coppola subentrato a Melodia

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Previsti per domattina, al carcere Pagliarelli di Palermo, gli interrogatori di garanzia per i due indagati ‘eccellenti’ dell’operazione ‘Irene’. L’ex senatore ed ex assessore regionale, l’alcamese Nino Papania, difeso dall’avvocato Vito Di Graziano, e l’ex vice-sindaco di Alcamo, Pasquale Perricone, difeso da Giuseppe Benenati, dovranno rispondere alle domande dei PM della Direzione Distrettuale Antimafia. Sono accusati di scambio elettorale politico-mafioso assieme ad altri 16 indagati a vario titolo, la maggior parte di Alcamo, per associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione e spaccio di stupefacenti aggravati dal metodo e dall’agevolazione mafiosa, traffico di influenze, violazione di segreto d’ufficio e porto e detenzione illegale di armi. Un’operazione ad ampio raggio, quella della polizia, che ha permesso di tagliare, ancora una volta, la testa delle famiglie mafiose di Alcamo e Calatafimi. Tra gli arrestati Francesco Coppola, 64 anni, bracciante agricolo, colui che dopo l’arresto di Ignazio Melodia, ‘lu dutturi’, nell’ambito dell’operazione Freezer avrebbe assunto il comando della mafia alcamese, e il cugino Nicola, imprenditore del movimento terra, 63enne. In carcere anche gli alcamesi Giosuè Di Gregorio e Giuseppe Sciacchitano, uomini ritenuti nella disponibilità di Coppola, Fabio Ciotti e Gregorio Ascari, quest’ultimo gestore di un loto lido in contrada Calatubo.

L’operazione antimafia denominata ‘Eirene’, la figura mitologica greca, ha raggiunto anche Calatafimi dove è stato arrestato Salvatore Li Bassi, allevatore, che avrebbe preso il comando della famiglia mafiosa locale al posto di Nicolò Pidone, arrestato nell’ambito dell’operazione ‘Ruina’ e condannato a 20 anni di carcere. Indagini e arresti anche a Salemi, dove l’ordine di custodia cautelare in carcere ha raggiunto Giorgio Benenati, ed a Trapani con gli arresti di Antonino Minio e di Giuseppe Pipitone, noto come Diego, con un lunghissimo elenco di precedenti penali e ritenuto il ‘reuccio di San Giuliano’. Secondo l’ordinanza i fermati avrebbero partecipato attivamente all’associazione mafiosa denominata “Cosa Nostra”, avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo per commettere una serie di crimini volti a controllare attività economiche e influenzare la vita politica e amministrativa del territorio. Nelle indagini c’è di tutto e di più ma soprattutto i riferimenti, da parte di quasi tutti gli indagati, di portare voti all’ex senatore Papania, alle ultime regionali, per il suo candidato Angelo Rocca, non indagato e fra l’altro non eletto all’ARS. Le videocamere degli investigatori hanno documentato incontri fra Pasquale Perricone, impegnato a procacciare voti per conto di Papania, e Giosuè Di Gregorio, altro pregiudicato alcamese. Frequentazioni pericolose, non soltanto ad Alcamo ma anche a Trapani, che, secondo l’accusa, inchioderebbero i due politici alcamesi.