Alpauno

“Oro bianco”. Due degli arrestati erano già in carcere. Droga da rotte internazionali

Fra le otto persone arrestate ieri dalla polizia, ad Alcamo, nell’ambito dell’operazione antidroga ‘Oro Bianco’, due si trovavano già in carcere. L’alcamese di 36 anni Giuseppe Di Giovanni, già condannato per associazione mafiosa e per droga, e il partinicese Gioacchino Guida, 44 anni, detenuto nel carcere di Caltanissetta. In carcere sono invece finiti Francesco Di Giovanni, 66enne autotrasportatore incensurato, padre di Giuseppe, che proprio dal figlio avrebbe ereditato, assieme ad altri, il comando dell’organizzazione che si occupava di traffico di droga, soprattutto cocaina, e Giuseppe Vilardi, pregiudicato alcamese di 53 anni.

Ai domiciliari con braccialetto elettronico sono invece finiti gli alcamesi Giuseppe Scarpulla di 49 anni, Salvatore Regina 42enne, Daniele Mascali e Antonio Vilardi, entrambi ventinovenni. Le misure restrittive sono state emesse dal gip su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo. A coordinare le indagini il pm Alessia Sinatra. Altre dodici persone sono indagate, tra queste pure un noto ristoratore di Castellammare del Golfo, alle quali sono stati notificati avvisi di garanzia per spaccio e detenzione di cocaina e marijuana. Il sodalizio utilizzava rotte internazionali, europee ma anche oltreoceaniche, per approvvigionarsi della droga da piazzare fra Alcamo e Partinico e aveva anche consolidato rapporti con narcotrafficanti operanti soprattutto in provincia di Latina. La quantità di cocaina nella disponibilità della banda era davvero notevole.

Le indagini hanno infatti consentito di sequestrare cospicue dosi di cocaina e di documentare anche numerosi episodi di trasporto, detenzione e cessione della stessa sostanza. Le indagini, avviate nel 2017 dalla squadra investigativa della polizia di Alcamo e poi proseguite con l’ausilio degli uomini dei commissariati di Castellammare e di Mazara nonché della squadra mobile, poi concluse nel 2019, hanno permesso di monitorare, in alcuni frangenti, affari per oltre 150.000 euro.  Sono emersi inoltre episodi di estorsione aggravata ai danni di due pusher, picchiati e minacciati, che non avevano consegnato le somme della droga piazzata ai vertici del clan.

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