Alpauno

Operazione “Scrigno”, al processo d’appello chieste pene più severe. Anche per gli assolti

Sta per concludersi anche il processo di appello per gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato tra gli imputati del processo “Scrigno”, sui rapporti tra mafia, politica e impresa a Trapani e nell’hinterland. Sono 19 gli imputati in questo processo, e in primo grado, nel novembre 2020, c’erano state cinque assoluzioni, e pene minori rispetto alle richieste dell’accusa, per complessivi 70 anni di carcere. Adesso la procura torna all’attacco, e chiede pene più severe, per un ammontare complessivo 110 anni di carcere. Condanne più alte richieste per i figli del boss Vincenzo Virga, e Franco e Pietro. In primo grado avevano avuto 8 anni ciascuno. Adesso per loro il procuratore generale, Marzella, ha chiesto rispettivamente 18 e 20 anni. Per l’accusa sarebbero al vertice della cosca mafiosa di Trapani.

Altro vertice della cosca, secondo l’indagine ‘Scrigno’ sarebbe l’ex politico Franco Orland, ex consigliere comunale del Psi e titolare di un bar a Trapani, per il quale sono stati chiesti 16 anni. In primo grado aveva invece avuto una condanna a cinque anni e quattro mesi. Aumento di pena chiesto anche per Mario Letizia, imprenditore di recente colpito da un provvedimento di confisca, da 8 anni e 4 mesi a 12 anni. Le altre richieste di condanna del procuratore generale, tutte con incremento della pena inflitta in primo grado, riguardano Francesco Paolo Peralta, Giuseppe Piccione e Michele Martines.

Pena severa, ben 12 anni, è stata chiesta per Carmelo Salerno, assolto in primo grado, mentre due anni sono stati proposti per Franco Todaro, professore e politico di origini calatafimesi, anche lui assolto in primo grado.  Una sola eccezione rispetto alla prima sentenza e riguarda Pietro Cusenza che ha ricevuto una richiesta più mite:  7 anni e 4 mesi invece degli 8 anni e 4 mesi già subiti. Non c’è stato appello, fra gli altri, per gli imprenditori Nino D’Aguanno e Vincenzo Ferrara, condannati a tre anni e quattro mesi ciascuno, e per l’ex assessore del Comune di Trapani, Ivana Inferrera (assolta in primo grado.

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