Gli agricoltori in Sicilia fissano il cielo e guardano le previsioni nella speranza di pioggia necessaria, anche nel comparto olivicolo, «uno dei pochi, finora, a mostrare una certa resilienza davanti alla crisi idrica che ha colpito tutta l’Isola, grazie alle capacità degli alberi di adattarsi al clima siccitoso. Ma fino a un certo punto, perché, registriamo almeno il 40% di prodotto in meno rispetto alla media annuale. Un ammanco che, se da qui a fine settembre non ci saranno precipitazioni di una certa entità, potrebbe salire al 50%, con inevitabile rialzo del prezzo dell’extravergine». A tracciare il quadro è Mario Terrasi, presidente di Oleum Sicilia, organizzazione di aziende olivicoltrici associata a Coldiretti. Meno problematica la situazione per l’uva da tavola, «che sembra aver retto meglio la crisi idrica, anche se», spiega il presidente di Coldiretti Agrigento e vicepresidente regionale dell’associazione, Ignazio Gibiino, «pure in questo segmento «abbiamo rilevato un calo di produzione, di almeno il 20%-30%, che dall’altra parte dell’Isola, per l’Igp di Mazzarrone potrebbe arrivare oltre». Ad Alcamo la raccolta delle ulive è un rito secolare e si produce ottimo olio che si misura a cafiso. L’olio viene conservato nelle case e utilizzato tutto l’anno. Più volte le organizzazioni di categoria hanno denunciato l’importazione di olio dalla Tunisi che fa calare i prezzi e quindi danneggia i coltivatori siciliani. Una delle maggiori estensioni di uliveto si trova in contrada Bosco Falconeria. Già è iniziata la fioritura ma rischia di appassirsi se non piove e quindi niente olive.