Nuova inchiesta sull’omicidio Rostagno

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    di Antonio Pignatiello

     

     

     

    Al Processo Rostagno l’unica cosa certa fino ad ora è la mancanza di certezze. Dopo l’ultima udienza dove sono state rinviate le sedute per il malessere di Vincenzo Virga, cosa ha ha fatto arrabbiare la Corte che ha chiesto chiarimenti al carcere di Parma, si è venuto a sapere che il Pubblico Ministero Gaetano Paci, che esiste un’altra inchiesta che dovrà concludersi entro due anni sullo stesso omicidio. La nuova inchiesta portata avanti dala Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo basa molto su ciò che è emerso, o non sarebbe emerso chiaramente o per niente, al processo. Per la Procura ci sarebbero gravi mancanze investigative che avrebbero rallentato le indagini per individuare i colpevoli dell’omicidio, dai mandanti agli esecutori e sopratutto al movente. Per Paci sul luogo del delitto i responsabili materiali sarebbero tre. Fino ad ora ne sarebbe stato accertato uno solo, Vito Mazzara, visto che Vincenzo Virga sarebbe il mandante. Ne mancherebbero dunque altri due da individurare.

     

     

    Chic’era a sparare a Rostagno la sera del 26 settembre del 1988 a Trapani in contrada Lenzi? Sull’auto con Rostagno c’era una ragazza della Comunità Saman dove Rostagno lavorava da tempo insieme alla moglie e Cardella che ne era stato il fondatore, comunità di recupero delle tossicodipendenza. Se erano tre, ne sarebbe stato individuato uno solo, chi sono o sarebbero gli altri due. Ma al di là del giallo del proiettile mancante, delle diverse piste portate avanti dagli investigatori, la Polizia parlava di omicidio mafioso per l’attività giornalistica di Rostagno a RTC, emittente di Trapani mentre i Carabinieri avrebbero sempre seguito la pista interna alla Comunità, al di là delle dichiarazioni dei testimoni del tempo e dei familiari, sopratutto dopo la dichiarazione ai giudici, la testimonianza, di Renato Curcio, tra i fondatori delle Brigate Rosse, cosa gira ancora attorno a questo omicidio che difficilmente può emergere dopo una stagione lunga vent’anni di legalità e rivelazioni di collaboratori di giustizia di mafia, terrorismo, spionaggio.

     

    La questione Rostagno ha anche una tipologia tutta particolare che potrebbe sfuggire alle analisi, al di là delle rilevanze giudiziarie. Mauro Rostagno non era siciliano. Oltre al suo impegno politico in Lotta Continua in anni che molti hanno oggi non solo dimenticato ma sopratutto i giovani nemmeno conoscono qual’era l’aria che si respirava in quegli anni particolari, spesso si dimentica forse che Rostagno non era siciliano. E molto probabilmente magari aveva modalità, splendide di per sè, ad assumere comportamenti e modi di lavorare distanti dalla cultura siciliana, giornalismo e investigazioni comprese. In Tribunale ovviamente contano i fatti, i riscrontri, le prove e le analisi possono servire solo a individuare magari modalità che possono sfuggire alla tipologia tipica tutta siciliana di un omicidio ma non vanno mai prese sotto gamba le analisi e le intuizioni.

     

    E un non siciliano in Sicilia, o chi è stato magari molti anni fuori la Sicilia, parla e agisce in modo completamente diverso dai siciliani quando parla di mafia, inchieste politiche in Sicilia e tutto quello che tragicamente, e negativamente, ha reso famosa l’isola nel mondo. Spece in luoghi di frontiera come il trapanese, periferia della Sicilia stessa, dell’Italia e dell’Europa. Dove si può anche risultare poco accettabili per modalità, tipologie e modi di fare propriamente non siciliani.