Naufragio “Nuova Iside”, il mare restituisce il secondo cadavere. Nessuna notizia del ventisettenne

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Da sinistra Matteo Lo Iacono e il peschereccio

A circa 18 ore dal dolore straziante di parenti e amici che hanno dato ieri l’estremo salute a Giuseppe Lo Iacono, è arrivata un’altra terribile, purtroppo attesa, notizia. Nel mare circostante l’isola di Ustica è stato infatti ritrovato il secondo corpo di uno dei tre membri dell’equipaggio del peschereccio di Terrasini “Nuova Iside” disperso da mercoledì al largo di San Vito Lo Capo. Si tratta di Matteo Lo Iacono, 53 anni, armatore e comandante del peschereccio “Nuova Iside”, zio del giovane i cui funerali si sono celebrati ieri.

Il corpo del pescatore è stato avvistato questa mattina tra Ustica e Capo Gallo da un traghetto, recuperato dalla Guardia Costiera e trasportato al porto di Terrasini per l’identificazione dei familiari. A bordo del motopesca scomparso si trovava anche Giuseppe Lo Iacono, 27 anni, il più giovane dell’equipaggio, figlio dell’armatore il cui cadavere è stato rinvenuto stamattina.

Il peschereccio “Nuova Iside” era partito da Terrasini lunedì mattina per una battuta di pesca senza fare più rientro. Ancora ignote le cause del naufragio avvenuto dopo che i tre pescatori avevano comunicato a terra che sarebbero rientrati a breve. L’ipotesi più probabile resta quella che i tre siano stati sorpresi da qualche inatteso e improvviso imprevisto. In quel momento le condizioni meteo-marine erano abbastanza brutte ma non così pessime da potere fare ipotizzare un eventuale affondamento.

Cosa quindi sia accaduto, rimane tuttora un mistero. Nulla è stato ritrovato in mare di quel motopesca, inghiottito praticamente dai flutti. La tragedia riporta alla memoria eventi simili che nelle nostre zone hanno profondamente addolorato. Il più clamoroso quello del “Massimo Garau”, grosso peschereccio che nel 1987 si inabissò al largo di Mazara del Vallo con tutti l’equipaggio a bordo, 19 marittimi. Come andarono realmente i fatti non si è mai saputo, nessuno è sopravvissuto al disastro, nessun testimone ha potuto ricostruire l’ultimo giorno, quel lunedì 16 febbraio 1987.