Marsala-Omicidio Mirarchi, arrestato agricoltore

0
583

 

Nicolò Girgenti, 45 anni, agricoltore incensurato: è lui secondo gli inquirenti uno dei responsabili dell’omicidio del maresciallo capo dei carabinieri Silvio Mirarchi. I militari dell’Arma del Comando Provinciale di Trapani, insieme al Ros e allo Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria hanno effettuato l’arresto, in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Marsala, Annalisa Amato, su richiesta della locale Procura della Repubblica diretta da Vincenzo Pantaleo. Il provvedimento giunge al culmine di un’intensa attività investigativa, coordinata dal sostituto procuratore Anna Sessa, e sviluppata immediatamente dopo il ferimento del maresciallo Mirarchi. I fatti risalgono alla sera del 31 maggio scorso, quando l’ispettore dell’Arma, assieme ad un collega, era impegnato in un servizio di appostamento nelle aree rurali marsalesi, in particolare nei pressi di un fondo agricolo di c.da Ventrischi. Udendo delle voci e dei rumori provenienti da alcune serre, i due carabinieri si erano avvicinati, ma dopo essersi qualificati ed aver intimato l’alt, erano stati investiti da numerosi colpi di arma da fuoco, uno dei quali raggiunse il maresciallo Mirarchi. Nonostante due interventi chirurgici, il primo all’ospedale di Marsala e il secondo all’Ospedale Civico di Palermo, dove era stato trasferito in elisoccorso, il maresciallo non ce la fece, spirando nel pomeriggio del 1° giugno. Ma intanto erano scattate le indagini e nelle ore immediatamente successive era finito in manette il responsabile della coltivazione dello stupefacente: Francesco D’arrigo. Era stato anche individuato un primo sospettato: si trattava proprio di Nicolò Girgenti che fino allo scorso mese di marzo gestiva le serre ed era presidente di una società cooperativa a cui le stesse erano state concesse in affitto. La carica e la gestione erano poi passate a D’arrigo. Girgenti, subito interrogato, riferì di essere rimasto a casa tutta la sera e di essersi addormentato intorno alle 22.00, quando, in realtà, l’analisi dei tabulati del suo telefono hanno dimostrato che era sveglio e soprattutto che la sua utenza aveva agganciato la cella compatibile con il luogo dell’omicidio. Inoltre, la sua auto era stata ripresa da due telecamere, mentre transitava lungo la possibile via di fuga proprio nei minuti successivi all’esplosione dei colpi di pistola. E poi un’altra prova fondamentale: lo Stub, ovvero il tampone utile per la rilevazione di tracce da sparo, analizzato successivamente nei laboratori del RIS di Messina, ha dato esito positivo. Numerose tracce di polvere da sparo sono state ritrovate anche sui suoi indumenti, sequestrati dai carabinieri poco prima che riuscisse a lavarli. Le indagini avrebbero dimostrato che Girgenti non era affatto estraneo alla piantagione di marijuana coltivata da D’arrigo, anzi, ne era socio infedele: infatti, approfittando dell’assenza del partinicese nelle ore serali e notturne, stava trafugando, insieme ad altre persone, delle piante dalle serre. In un una conversazione intercettata sulla sua utenza telefonica, afferma che in quella coltura aveva investito tanto e si rammaricava solo dell’ “inferno” che ne era derivato. Nessun rimorso nei confronti del maresciallo Mirarchi. Le ricerche comunque proseguono alla ricerca dei complici coinvolti nell’omicidio.