Al termine di una lunghissima camera di consiglio, durata più di otto ore, la quarta sezione penale della corte d’appello di Palermo ha confermato la sentenza di primo grado assolvendo ancora una Pino Maniaci dall’accusa di estorsione. Per il vulcanico giornalista e deus ex machina di TeleJato, la procura generale aveva chiesto invece una condanna a nove anni di reclusione. In appello è stato quindi replicato il verdetto di primo grado: niente estorsione condanna invece a un anno e 5 mesi per diffamazione nei confronti del giornalista Michele Giuliano, dell’ex cronista televisivo Nunzio Quatrosi e del pittore Gaetano Porcasi. Per ciascuno di loro la corte ha ribadito il risarcimento di mille euro ciascuno.
Pino Maniaci era quindi accusato di estorsione e diffamazione. Per il primo reato venne assolto con formula piena nell’aprile del 2021 mentre venne condannato a un anno e cinque mesi. Anche in quella sede la procura aveva chiesto una condanna molto pesante, a undici anni e sei mesi. L’assoluzione venne poi impugnata dalla stessa procura di Palermo e si è arrivati al processo di appello conclusosi ieri sera, dopo le 20, con la nuova assoluzione di Maniaci dal reato più pesante. In aula, nel processo di appello, sono stati riascoltati i testi Gioacchino De Luca, ex sindaco di Borgetto, e Giuseppe Panettino, portavoce dell’ex primo cittadino. La vicenda giudiziaria del direttore di Tele Jato cominciò nel 2016 quando venne coinvolto nell’operazione Kelevra che portò in carcere alcuni mafiosi locali anche se per il giornalista non venne formulata alcuna accusa di mafia.
L’estorsione, reato invece contestato, sarebbe stata commessa, per un importo di 366 euro, nei confronti dell’ex sindaco di Borgetto, Gioacchino De Luca, e di Salvatore Lo Biundo, ex primo cittadino di Partinico. A Maniaci venne contestato anche di aver imposto a un assessore di Borgetto l’acquisto di duemila magliette con il logo della sua emittente televisiva. Per la condanna per diffamazione illegale di Pino Maniaci, l’avvocato Bartolo Parrino, ha già preannunciato il ricorso in Cassazione.