Mafia-Attività Dia, Golfo di Castellammare ancora “caldo”

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Priorità al contrasto alle infiltrazioni malavitose nel settore degli appalti pubblici e la zona del Golfo di Castellammare è stata quella tra le più monitorate e colpite. E’ quanto emerge dal bilancio di attività dell’intero 2015 e di questa prima parte del 2016 da parte della direzione investigativa antimafia di Trapani che nell’arco di questo anno e mezzo ha esaminato 236 richieste di informazione da cui sono scaturite 10 misure interdittive, sono stati effettuati 7 accessi a cantieri e monitorate 40 imprese. Il punto della situazione è stato fatto nel corso di una visita fatta dal direttore della Dia, Generale di divisione della guardia di finanza Nunzio Antonio Ferla (nella foto), alla sezione operativa di Trapani. Particolare fermento c’è stato proprio nel comprensorio a cavallo tra Alcamo, Castellammare del Golfo e Calatafimi. Proprio in quest’ultimo territorio un’ispezione è stata fatta nel cantiere di ristrutturazione della galleria che insiste nei pressi dello svincolo di Segesta sulla A-29. Ad essere controllate tre società costituite in un consorzio di cooperative per la gestione di un appalto da quasi 26 milioni di euro. Nell’ottobre del 2015 invece un’altra ispezione ha riguardato il cantiere per i lavori di realizzazione di un Anfiteatro nella zona Orto da Ballo, a servizio della Cittadella dei Giovani di Alcamo. In tutti e due i casi sono in corso delle verifiche per appurare eventuali infiltrazioni mafiose in questi grandi appalti. Da considerare che proprio per prevenire infiltrazioni mafiose nei lavori pubblici, la prefettura di Trapani ha istituito un gruppo interforze, coordinato dalla Dia, per monitorare le imprese impegnate in appalti pubblici di grossa entità. Non è un caso che l’attenzione della direzione investigativa antimafia sia proprio concentrata su Alcamo e Castellammare del Golfo. E’ stato infatti appurato, come si evince dall’ultima relazione sull’attività svolta dalla Dia di Trapani, che resta ancora forte e ben radicato il mandamento mafioso di Alcamo. Anzi, si è rafforzato riuscendo a raggruppare su sé stesso l’unità di ben 3 famiglie: oltre quella alcamese anche Castellammare del Golfo e Calatafimi. Alcamo resta infatti uno dei quattro mandamenti operanti nella provincia trapanese, insieme a quelli di Trapani, Mazara del Vallo e Castelvetrano. La relazione è stata presentata al ministro dell’Interno Angelino Alfano e trasmessa alla Camera dei deputati. Oltretutto le famiglie di Alcamo, Castellammare e Calatafimi sarebbero rette ancora dai vecchi patriarchi, quindi non ci sarebbe stato alcun ricambio generazionale nonostante gli arresti dell’ultimo ventennio che hanno falcidiato la cosca. Conferma fresca fresca di questi giorni con l’arresto di Mariano Sparacino nell’operazione “Cemento del Golfo”, proprio uno dei vecchi patriarchi tornato in libertà e subito rimessosi a spadroneggiare sul territorio.