Un coro giustificato di indignazione e proteste si era sollevato da tutta Italia alla notizia che il killer di mafia, autore dei più efferati delitti di cosa nostra, avesse chiesto gli arresti domiciliari, Ma la Cassazione ha sentenziato ieri sera, e non poteva essere diversamente, che Giovanni Brusca, soprannominato “u verru” ovvero il porco, deve rimanere in carcere. Secondo la Procura Nazionale Antimafia, che aveva detto si ai domiciliari: “ Brusca è’ ravveduto”. Ma Brusca non ha mai chiesto perdono per i tanti crimini commessi: dalla strage di Capaci, al sequestro del piccolo Di Matteo, durato due anni, e poi sciolto nell’acido. Sarebbe sufficiente solo questo raccapricciante delitto per lasciarlo in carcere tutta la vita. Si è addossato decine di delitti e si è corso il rischio, che se fosse andato ai domiciliari in una località segreta, polizia e carabinieri avrebbero dovuto pure proteggerlo. Un’aberrazione. Dopo ventitré anni di carcere sperava di finire di scontare la pena agli arresti domiciliari, ma avrebbe già usufruito della premialità con 80 permessi. Assurdo. Chi giudica deve applicare le leggi ma deve valutare i contesti degli efferati crimini, di un “verru”, che scorrazzava anche ad Alcamo all’inizio degli anni 90 a bordo di moto di grossa cilindrata. Con la sua decisione la Cassazione ha dato una risposta alla richiesta di giustizia dei tanti cittadini che continuano a vedere nella mafia uno dei peggiori nemici del nostro Paese”, dice Maria Falcone. Controcorrente, l’ex magistrato, il senatore di Leu, il palermitano Piero Grasso che era d’accordo ai domiciliari perché dice Brusca,” collaborando ha aiutato a scoprire la verità su ciò che era avvenuto e impedito ulteriori crimini”. Una posizione quella del senatore Grasso, miracolato alle ultime elezioni, che si è guadagnato cascate di critiche per questa sua presa di posizione.