Lettera aperta del vescovo Miccichè ai candidati

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    Il vescovo Francesco Miccichè ha indirizzato una lettera aperta ai cattolici della Diocesi e a tutti i candidati alle prossime elezioni amministrative. La lettera è stata già presentata in un primo incontro pubblico ieri, giovedì 19 alle ore 19.30, presso il Centro Congressi Marconi di Alcamo; il secondo si terrà presso l’Auditorium Santa Chiara del Seminario Vescovile ad Erice Casa-Santa oggi pomeriggio alle ore 16.30.

    Di seguito il testo della lettera.

    “Rendete dunque a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio.” Carissimi fratelli e figli, in occasione delle prossime elezioni amministrative sento il bisogno di rivolgermi a tutti voi per un invito ed un appello a vivere da buoni cristiani e da onesti cittadini, da servitori umili ma consapevoli e coraggiosi del Bene comune. Viviamo tempi difficili per le turbolenze economiche sempre più macroscopiche, per la mancanza di aspettative e per un clima generale di paura che a volte rasenta la disperazione e sembra uccidere ogni speranza. C’è un disagio che non può essere sottovalutato perché ha radici profonde e produce effetti deleteri a tutti i livelli della società e, senza scadere nel qualunquismo dell’antipolitica figlia del nulla del pensiero odierno, è il momento di rimboccarsi le maniche, gettare le basi per un vero rinnovamento e per un futuro basato di valori saldi, su scelte politiche ancorate a programmazioni lungimiranti, a progetti seri tenendo conto che non possiamo fare a meno di confrontarci su tutti con quei correttivi necessari per contrastare le infiltrazioni della corruzione mafiosa che tanto male ha prodotto e continua a produrre all’economia del nostro territorio. Invito tutti a valutare la portata di due termini che fanno la differenza: potere e servizio. Il potere da conquistare a tutti i costi non è affatto un valore ed è causa dei tanti mali della politica corrotta, clientelare, incapace di calarsi consenso pratico nella realtà e di dare giuste soluzioni ai problemi che insorgono. Il potere azzera le coscienze, rende ciechi e insensibili, egoisti e ingordi e lascia spazio ad una democrazia solo di facciata, dando invece ampi margini di legittimità alle lobby, alle caste, ai poteri forti. Di potere si muore perché il potere mortifica le intelligenze, incentiva l’arroganza, favorisce l’illecito, abbassa la soglia della moralità, privilegia il più forte, schiaccia i più deboli, mette il silenziatore alle giuste proteste. Servire l’uomo facendosi garante dei suoi bisogni, delle sue attese, dei suoi sogni è la grande scommessa su cui si gioca la credibilità di ogni amministratore della cosa pubblica. Servire e non servirsi del “potere” che è dato dal voto di fiducia e stare alle regole della democrazia, del confronto, del dialogo, avendo a cuore il bene comune e non i propri interessi e quelli dei propri amici di cordata: ecco il discrimine tra il buono e il cattivo amministratore. La cosa pubblica non può essere amministrata con leggerezza e pressappochismo: ogni scelta deve essere ben ponderata, costi e benefici devono essere calcolati sulla base dei reali bisogni della collettività. Sperperare il denaro pubblico è un grave peccato agli occhi di Dio. Fare scelte clientelari che appesantiscono il carico economico delle amministrazioni, degli enti partecipati o simili, è un atto criminale che a lungo andare porta allo sfascio di quel sistema sociale a cui la dottrina sociale della Chiesa ci chiama con la forza. Bisogna partire dagli ultimi, guardare con amore le famiglie, andare incontro ai bisogni della gente comune sulla base di programmi ben definiti di sostegno e di aiuti al fine di creare una rete di solidarietà sociale virtuosa e capace di sconfiggere le fasce di estrema povertà e di degrado, vera piaga della nostra società. Servire con sobrietà, favorire la partecipazione, scegliere privilegiandogli ultimi: su questo i cattolici impegnati in politica sono chiamati a rendere una testimonianza esemplare e i cattolici-elettori sono invitati a vigilare. L’impegno politico, soprattutto quello dei consigli e delle amministrazioni locali, deve essere testimonianza limpida di servizio ai cittadini non accumulo di privilegi destinati a sfociare in carriere o sistemazioni, deve favorire l’ascolto e il dialogo con i cittadini e le loro legittime esigenze, deve scegliere a partire dai bisogni di chi è più indietro e ha meno possibilità. Una politica sobria non cerca e non difende privilegi o prebende a ha cura di ridurre al minimo i suoi costi. Nel servizio sta la chiave di volta di una politica vera, virtuosa, efficiente, intelligente e appassionante e nella logica del servizio il politico diventa un missionario, un testimone-artefice di storia salvifica, di sociale pulito, libero dalla cappa oscura della mafia, del malaffare, dell’egoismo settario e lobbistico tanto radicato purtroppo in questo nostro territorio. Ci sono le potenzialità per fare delle nostre città delle città pasquali, città del benessere, della solidarietà e della pace. “La Chiesa – diceva Benedetto XVI– non lavora per sé, non lavora per aumentare i propri numeri e così il proprio potere. La Chiesa è al servizio di un Altro, serve non per sé (…) ma per rendere accessibile l’annuncio di Gesù Cristo, le grandi verità (…) La Chiesa non cerca la propria attrattività, ma deve essere trasparente per Gesù Cristo” (Benedetto XVI, Risposte ai giornalisti in volo verso il Regno Unito, 16.9.2010).Tanto il bene comune che la responsabilità politica includono la dimensione etica, hanno a che fare con il bene e il male morale: queste sono categorie costitutive dell’umano. Il bene o il male morale non sono indifferenti rispetto alle conseguenze che hanno sull’uomo, lasciano traccia: costruiscono o demoliscono ciò che l’uomo è per natura e che è inscritto nel suo stesso essere…. Ed è anche questa la ragione per cui la Chiesa non cerca l’interesse di una parte della società – quella cattolica o che in essa comunque si riconosce – ma è attenta all’interesse generale (cfr. card. Angelo Bagnasco, Prolusione alla 46° Settimana Sociale dei cattolici italiani). Con l’impegno di tutta la Chiesa trapanese a sostenere chi con libertà, onestà e passione per il bene comune, s’impegna nella “difficile ma insieme nobilissima” arte della politica sul territorio, auguro a tutti di vivere con consapevolezza e libertà, nella logica del dialogo e della costruzione solidale, il prossimo appuntamento elettoraleCon stima e speranza vi saluto e benedico + Francesco Micciché vescovo