La strage di Alcamo Marina-Risarcimento milionario per Giuseppe Gulotta

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Ottomila e 30 giorni di carcere, ovvero 22 anni rinchiuso in cella da innocente. Nove processi per arrivare alla condanna per un duplice omicidio mai commesso. Quello avvenuto nel gennaio di 40 anni fa nella casermetta di Alcamo Marina dove vennero trucidati due giovani carabinieri. Una confessione, per un crimine mai commesso, estorta con torture per come hanno sentenziato i giudici nei vari gradi dei processi di revisione, apertesi dopo le confessioni di un brigadiere dei carabinieri, che assistette alla sevizie in una casermetta di contrada Sirignano. Dopo un calvario che dura da 36 anni ieri la Corte di appello di Reggio Calabria ha depositato l’ordinanza di liquidazione dei danni riportati da Giuseppe Gulotta, difeso dagli avvocati Pardo Cellini e Saro Lauria, a causa dell’errore giudiziario cui è stato vittima. I danni sono stati quantificati in  6 milioni e mezzo di euro, oltre agli interessi  maturati  dal 1976. I giudici hanno disposto il pagamento immediato di una provvisionale di 500 mila euro, che dovrà versare la Banca d’Italia. Gullotta era stato condannato nel 1991  all’ergastolo per la strage di Alcamo Marina del 27 gennaio 1976, e scontò una pena detentiva di anni 22, ivi compresa la custodia cautelare cui fu sottoposto dal 13.febbraio del.1976. Si tratta, però, di un prima sentenza perchè la Corte di Appello di Reggio Calabria ha, infatti, liquidato solo l’indennizzo per la detenzione patita da Gulotta rimettendo al giudice civile la quantificazione del risarcimento per i danni causati dagli atti illegali quali sequestro di persona e tortura. Soddisfatto l’avvocato saro Lauria che assieme al collega Pardo Cellina assiste Gulotta. “La decisione della Corte – dice Lauria – è in parte condivisibile. Si ritiene infatti che l’errore giudiziario sia maturato a causa degli atti illeciti compiuti da alcuni investigatori, sicché la vittima può ottenere il risarcimento dei danni solo con l’azione di responsabilità diretta”. Il caso, dunque, non è chiuso: l’ordinanza della Corte di Reggio Calabria impugnata in Cassazione “perché – secondo Cellini e Lauria -omette la liquidazione del danno morale ed esistenziale subito da Gulotta seguirà il procedimento risarcitorio contro l’Arma, la prima volta per essa in oltre 200 anni di storia” Attende il risarcimento pure la famiglia del bottaio partinicese Giovanni Mandalà anch’egli condannato all’ergastolo e morto in carcere nel 1998. A  giorni la Corte di appello di Catania depositerà la  propria decisione sulla richiesta di 64 milioni avanzata dagli avvocati Lauria e Cellini. E’ la prima volta in Italia che è stato celebrato un processo di revisione per una persona deceduta. Gli altri due condannati e ora definitivamente assolti Ferrantelli e Santangelo, rifugiatisi in Brasile,  hanno già ricevuto un milione e 100 mila euro ciascuno per i due anni di custodia cautelare patita, ma la Corte di Cassazione nel mese scorso ha ritenuto risibile detta somma e ha rinviato gli atti alla Corte di Appello di Catania. Parte della somma che sarà erogata a  Gulotta è destinata alla Fondazione, aperta recentemente a Firenze e a lui intestata che  si occuperà di tutelare le vittime della giustizia. Per una persona, Giuseppe Gulotta, alla quale è stata per sempre sconvolta la vita è poco il risarcimento ieri sentenziato anche se la vicenda non è ancora conclusa. In Indagini, processi, sentenze, torture, condanne, pentimenti, lunghe detenzioni in carcere, ma il mistero resta: Chi sono stati i mandanti e gli esecutori del duplice omicidio di Alcamo Marina? Un giallo che dura da 40 anni tra interrogativi e ipotesi che fino ad oggi non hanno approdato a nulla.