La classe operaia alcamese in via di estinzione

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Quattro sole lavanderie. Due calzolai. Estinzione delle sartorie. All’elenco possiamo aggiungere falegnami, ebanisti, vetrai, tornitori, saldatori, meccanici, muratori. E l’elenco potrebbe continuare. Cinque sole lavanderie ad Alcamo oggi funzionanti. Nella maggior parte delle autofficine lavorano due soci con età media superiore ai 50 anni. Non è solo un problema di retribuzioni che vanno garantite come da contratto nazionale del lavoro, ma anche della mancanza di volontà dei giovani di sporcarsi le mani. Attività artigianali in via di estinzione ad Alcamo e non solo. Insomma potremmo mutuare il titolo di un film “La classe operaia va in paradiso”.

Operai introvabili e difficoltà da parte dei titolari di officine artigianali di assumere a causa di leggi che non sempre facilitano la messa in forza. “Se uno imparasse ad allungare o accorciare gonne o pantaloni. Ad allargare o stringere, dice un sarto alcamese in pensione, potrebbe vivere tranquillamente”. Stessa cosa succede per esempio con i calzolai. Per cambiare un vetro ad Alcamo tempi di attesa superiori al mese e così per tanti altri lavoretti. Così come nessun titolare di forno ad Alcamo riesce a trovare apprendisti. Per questo motivo tre stanno chiudendo.

I giovani alcamesi preferiscono fare le ore piccole nei luoghi della movida ingurgitando cascate di alcol. Nessuna campagna di prevenzione o controlli promuove il Comune che, invece, ha autorizzato l’ennesimo evento sabato sera al Castello dei Conti di Modica dove in questi pomeriggi stanno scaricando decine di cartoni contenenti vino. Nessuna campagna di sensibilizzazione verso i giovani da parte del Comune che dovrebbe far riaprire le scuole di arte e mestieri per dare un futuro.

E’ chiaro che tantissimi lavori manuali non possono fare i computer.  E in questi giorni la Cna di Alcamo, di cui è vicepresidente regionale Giuseppe Orlando, continua a portare avanti visite guidate per giovani studenti nei cantieri. Un’altra faccia della drammatica medaglia è lo sfruttamento tanto che villaggi turistici e alberghi non riescono a trovare personale per le attività estive. E ancora nei cantieri, sempre più spesso incidenti mortali, Mancano i controlli perché la Regione ha pochissimi ispettori del lavoro.  Alcamo è la faccia di un’ Italia dove non si trovano i lavoratori che si cercano. Il fenomeno si chiama mismatch. Non è nuovo, riguarda tutte le economie avanzate. Ma da noi, dopo la pandemia, registra un cambio di passo, un balzo inatteso. Certificato dal record dello scorso anno: due milioni di posti quasi impossibili da coprire. Nonostante due milioni di disoccupati. E altri due milioni di giovani Neet, un quarto di quelli tra 15 e 29 anni che non studiano, non si formano, non lavorano