Il suo nome è Jacinta. Lei è la bambina di 11 anni che aggrappata ad un salvagente con il quale si è aggrappata alla vita. Un miracolo la sua salvezza in quel tratto di mare del Mediterraneo ormai un cimitero con oltre 30 mila morti. Ovvero quei poveri migranti che sperano di arrivare con qualsiasi mezzo a Lampedusa dopo tante peripezie. Dopo avere impegnato tutto per pagare scafisti criminali o essere liberati dalle famigerate carceri libiche dove si consumano violenze di tutti i tipi. Emozione commozione ha suscitato la sua odissea. Ha raccontato d’essere l’unica superstite di un naufragio avvenuto a Sud di Lampedusa, Ora è stata trasferita in una comunità per minori nel Trapanese dove trascorrerà il Natale. Sarà anche sentita dalla procuratrice dei minori di Palermo, Claudia Caramanna e dagli investigatori che vogliono sentire direttamente dall’unica testimone le fasi del viaggio e del naufragio del barchino su cui si trovava. La piccola verrà messa nelle condizioni di ricostruire cosa le sia accaduto e soprattutto la sua situazione familiare. Sono partire le indagini per verificare esattamente cosa sia accaduto e se il suo racconto corrisponde a verità. La procura di Agrigento – che per le indagini si sta avvalendo della guardia costiera e della squadra mobile agrigentina, vuole fare chiarezza sul naufragio della barca con 45 persone, tra cui Jacinta, come ha raccontato l’equipaggio della barca a vela dopo aver parlato con la bambina. L’inchiesta dovrà basarsi anche sugli esiti dei monitoraggi fatti dalle motovedette di guardia costiera e guardia di finanza nell’area dove sarebbe avvenuto il naufragio del barchino partito da Sfax. Le ricerche proseguono.