I covi di Matteo Messina Denaro. Non riuscire a trovare nulla sarebbe una nuova sconfitta

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Non più la mafia dei viddani cu li peri ‘ncritati ma quella che riesce a insinuarsi nelle attività imprenditoriali più redditizie, spesso controllandole attraverso prestanome. Matteo Messina Denaro rappresentava questo e lo faceva senza nascondere le sue debolezze verso il lusso e le belle donne. Un patrimonio di almeno quattro miliardi di euro grazie agli affari nella grande distribuzione, nell’edilizia, nei villaggi turistici, nel ciclo dei rifiuti, nelle energie rinnovabili e persino nei centri scommesse.

Gli ultimi periodi della latitanza Matteo Messina Denaro li ha trascorsi a Campobello di Mazara, cittadina in questi giorni sotto assedio da parte delle forze dell’ordine e delle troupe televisive, dove vive Calogero Jhon Luppino, proprio il re delle scommesse condannato pure per mafia a 18 anni di reclusione. Due, forse tre, i covi trovati dai carabinieri del ROS nel centro campobellese. Il primo quello in cui il boss risiedeva e dal quale entrava e usciva per recarsi in ospedale o per andare al bar o al supermercato.

Sorge in zona San Vito a meno di cento metri dal bar (estraneo a tutte le indagini) in cui da sempre si incontravano i fedelissimi di Matteo Messina Denaro. Un secondo era invece ben nascosto. Vi si accadeva da un’abitazione di via Maggiore Toselli, a circa tre muniti d’auto dall’altro. Un vero e proprio bunker nascosto all’interno di un immobile al piano terra. Per accedervi si passava dal fondo scorrevole di un armadio. Dalle prime indiscrezioni, sarebbe una stanza vissuta, con tracce anche recenti. Qui i carabinieri, oltre ad alcuni scatoloni, hanno rinvenuto gioielli e anche pietre preziose di grosse dimensioni.

Questa mattina, invece, è stata sequestrata la casa dove abitava Andrea Bonafede, il 59enne che ha prestato l’identità al boss di Cosa Nostra. L’immobile è intestato alla madre. Gli inquirenti stanno cercando di capire se lì dentro il boss potesse aver nascosto alcuni importanti segreti. Bonafede, interrogato nuovamente, avrebbe ammesso di avere ricevuto 20.0000 euro  per comprare la casa per conto di Messina Denaro. L’uomo è indagato per favoreggiamento e associazione mafiosa.

Fra i tanti interrogativi che si pongono i giornalisti e anche la gente comune, uno riguarda l’aspettativa di vita del castelvetranese, adesso detenuto a L’Aquila, in un carcere di massima sicurezza. A stadio è la sua malattia? Quanto potrà vivere ancora? Aveva ragione e sapeva qualcosa il pentito Baiardo quando, in un’intervista, ammise che il superlatitante fosse gravemente ammalato al punto da farsi arrestare?

Avere catturato Matteo Messina Denaro è certamente motivo di orgoglio per la Procura di Palermo, per i carabinieri e per lo Stato. Non riuscire però a trovare nulla di davvero importante, potrebbe significare una nuova sconfitta. Come quando nel 1993 non venne immediatamente perquisito il covo di Totò Rinna, invia Bernini a Palermo. Ci pensarono così altri, fedelissimi del capo dei capi, a ripulire tutto.