Gli alcamesi Papania e Perricone restano in carcere, Cassazione rigetta annullamento

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Dovranno rimanere ancora in carcere Nino Papania e Pasquale Perricone, i due politi alcamesi coinvolti nell’operazione Eirene con cui la polizia ha provato a fare chiarezza sui nuovi vertici locali di Cosa Nostra e su alcuni episodi di voto di scambio politico-mafioso per le elezioni regionali del 2022. La corte di Cassazione ha infatti rigettato in toto l’annullamento dell’ordinanza cautelare richiesto dagli avvocati Vito Di Graziano e Saro Lauria, difensori dell’ex senatore fondatore del movimento VIA, e dai legali di Pasquale Perricone, Giuseppe Benenati e Valerio Spigarelli. I due politici alcamesi sono in carcere, al Pagliarelli di Palermo, da quasi quattro mesi, esattamente dal 16 settembre scorso. Le 258 pagine dell’ordinanza restano quindi valide anche secondo a Cassazione e gli avvocati di Papania e Perricone dovranno sperare in altre strade per riportare a casa i loro assistiti. La prima è quasi ultima possibilità arriverà fra una decina di giorni quando in appello in tribunale del Riesame dovrà pronunciarsi sulle istanze di scarcerazione presentate per entrambi gli indagati. Intanto a breve, dopo la consegna dell’avviso di conclusione indagini, dovrebbe arrivare la richiesta di rinvio a giudizio per l’ex senatore Papania e per l’ex vice-sindaco di Alcamo Perricone con la fissazione della data dell’udienza preliminare dinanzi al GUP. Un passaggio che riguarderà anche gli altri indagati coinvolti nell’operazione Eirene, quasi tutti alcamesi, fra i quali anche Francesco Coppola, colui che dagli inquirenti è ritenuto il nuovo capo della famiglia mafiosa locale, successore di Ignazio Melodia ‘lu dutturi’. Di Alcamo sono anche Gregorio Ascari, Giosue Di Gregorio e Giuseppe Benenati, il calatafimese Salvatore Li bassi, ritenuto il successore del vecchio boss Pedone; il salemitano Giorgio Benenati, i trapanesi Diego Pipitone a Antonino Minio.
Sono accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, scambio elettorale politico mafioso, estorsione e spaccio di stupefacenti aggravati dal metodo e dall’agevolazione mafiosa, nonché traffico di influenze, violazione di segreto d’ufficio e porto e detenzione illegale di armi.