Giro di scommesse online, indagini sui finanziamenti durante la latitanza di Messina Denaro

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Abiti ed accessori griffati, una fattura relativa ad una cena al ristorante dell’importo di 700 euro, una bottiglia di champagne, libri ed infine, una revolver Smith & Wesson calibro 38. Le prime perquisizioni effettuate fino ad oggi dai carabinieri, testimoniano l’alto tenore di vita sostenuto da Matteo Messina Denaro, almeno negli ultimi cinque/sei anni di latitanza a Campobello di Mazara.

L’ex latitante, infatti, a differenza dei suoi predecessori di Corleone, fedeli alla mafia dei “peri ncritati”, amava il lusso e la bella vita fatta di potere e di soldi “alla mano”: è sulla base del denaro contante che il boss avrebbe usato durante la latitanza che gli inquirenti stanno seguendo una nuova pista legata ai guadagni delle scommesse online.

L’ipotesi partirebbe da due inchieste, condotte dalla Dda di Palermo: la prima del 2018 a carico dell’imprenditore Carlo Cattaneo e la seconda del 2019 che coinvolse Calogero John Luppino, noto come “il re delle scommesse”. Al primo, Cattaneo, condannato a 16 anni, vennero confiscati beni per 300 mila euro; il secondo, John Luppino, dopo la condanna a 18 anni per associazione mafiosa, estorsione e intestazione fittizia di beni, era stata disposta, lo scorso dicembre dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Trapani, una confisca da 6 milioni di euro tra società, terreni, rapporti bancari, titoli di credito e tanto altro.  Sigilli erano stati apposti ad aziende ed immobili intestati a Paola Maggio, moglie del “re delle scommesse” nei confronti del quale era stata decisa anche la sorveglianza speciale per 3 anni e mezzo in quanto ritenuto “socialmente pericoloso”.

Secondo gli inquirenti, l’ascesa imprenditoriale nel mondo delle scommesse e dei giochi online di Luppino sarebbe stata agevolata da esponenti dei mandamenti mafiosi di Castelvetrano e Mazara del Vallo che obbligavano i vari esercizi commerciali del trapanese ad installare le macchinette delle società, a costo di pesanti ritorsioni. L’attività economica di Luppino sarebbe stata sovvenzionata anche dai familiari del latitante Matteo Messina Denaro. A seguito della perquisizione nell’abitazione di Luppino a Tre Fontane, i militari dell’arma trovarono otto lingotti d’oro e centinaia di migliaia di euro in contanti.