Esercizio in concorso, di una casa di prostituzione: con queste accuse i Carabinieri della Compagnia di Marsala hanno dato esecuzione, la scorsa notte, a cinque misure cautelari emesse dal G.I.P. presso il Tribunale lilybetano nei confronti di altrettanti marsalesi.
Arresti domiciliari per il 70enne marsalese Francesco Bianco, il 41enne ericino Giovanni Candela e per il marsalese 59enne Andrea Figuccia. Obbligo di dimora nel comune di residenza, invece, per i marsalesi Vincenzo Figuccia, 29 anni e Diego Marino di 33.
L’indagine “Cupido”, che prende il nome dall’omonimo locale di Marsala, in Contrada Berbarello, è partita dopo un incendio ai danni di un’attività commerciale avvenuto la notte dell’8 dicembre 2011, con l’obiettivo iniziale di individuare gli autori del rogo doloso e con chiare finalità intimidatorie, seguito da ulteriori due danneggiamenti nel febbraio 2012. Grazie ai servizi di osservazione e alle intercettazioni telefoniche e ambientali del Nucleo Operativo e Radiomobile, oltre ai riscontri diretti registrati sul posto da un ausiliario di P.G. che – dietro autorizzazione del G.I.P. di Marsala – si è finto avventore del club, sono stati identificati autori e mandanti degli atti intimidatori, ma è anche venuta a galla una vera e propria organizzazione, con ruoli ben definiti, che dietro un’associazione celava una casa di prostituzione.
Francesco Bianco è risultato il proprietario dell’immobile dove sorge il “Cupido Club”, che era stato concesso in locazione a Giovanni Candela in qualità di primo socio del locale notturno e successivamente legale rappresentante della società cooperativa “Cupido One”, che lo scorso agosto aveva cambiato denominazione e struttura societaria.
Andrea Figuccia rivestiva, invece, la carica di vice presidente dell’associazione e con la collaborazione del figlio Vincenzo, prima barista e poi vice amministratore, e Diego Marino – socio del Club – controllava, dirigeva ed amministrava tutta l’attività di prostituzione. Giovanni Candela, inoltre, aveva il compito di contattare e reclutare le ragazze, acquisendo informazioni relative all’età, caratteristiche fisiche ed impieghi nel settore, illustrando le modalità di pagamento e la sistemazione abitativa.
Le donne reclutate venivano fatte alloggiare presso le proprie abitazioni, in appartamenti in affitto o in Bed & Breakfast a Marsala ed in provincia di Trapani. I membri del sodalizio criminale trattenevano il 50 % dei proventi derivanti dall’attività di prostituzione. Dalle indagini è emerso anche il costo di ogni prestazione sessuale: 50 euro ciascuna per una durata di 10 minuti ,consumata all’interno dei privé del locale. Il tempo trascorso dalle ragazze veniva accuratamente contabilizzato e riscosso alla cassa del locale. Che era anche molto frequentato: nel corso del controllo, infatti, erano presenti circa 20 avventori, intrattenuti da 21 ragazze – per la maggior parte dell’Est Europa e nordafricane – tutte controllate e sottoposte a perquisizione, così come il night, in cui è stato trovato anche mezzo grammo di cocaina suddiviso in due dosi, che è stato sequestrato. Stessa sorte per l’intero locale.