Giro di prostituzione ad Alcamo, scattano due condanne

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Tre anni e mezzo per Rosa Maria Gaiazzo, 61 anni di origine mazarese, ma residente ad Alcamo. Due anni e mezzo inflitti a Antonio Cecio, 75 anni, titolare di una struttura ricettiva nella via Canapè. Queste le pene inflitte ieri dai giudici del tribunale di Trapani a conclusione del processo di primo grado per una indagine su un giro di prostituzione ad Alcamo. La sentenza emessa dopo le arringhe degli avvocati Maurizio Lo Presti per la Gaiazzo e Vito Galbo per Cecio. Il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a sei anni e mezzo per la donna e tre per il titolare dell’albergo. La donna, una casalinga alcamese, era imputata dei reati di induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Il titolare della struttura ricettiva, dove si sarebbero consumati rapporti sessuali, imputato per favoreggiamento della prostituzione.

L’avvocato Vito Galbo ha dichiarato che: “si riserva di leggere motivazioni (si sono presi 60 giorni per il deposito) e valutare eventuali proposizioni di mezzi di impugnazione non condividendo l’impianto accusatorio da un punto di vista giuridico”. Sarà presentato appello alla sentenza.

Le indagini, condotte dai carabinieri di Castellammare scattarono nel mese di agosto del 2018 dopo che una giovane donna, abitante nella cittadina del Golfo, consegnò ai militari la registrazione di due conversazioni durante le quali la Gaiazzo l’avrebbe invitata a rendersi disponibile per rapporti sessuali a pagamento allo scopo di potere condurre un migliore tenore di vita. Prestazioni il cui costo avrebbe superato le 250 euro più il pagamento per l’ospitalità offerta nella struttura ricettiva.