La vicenda rischia di andare ad occupare un posto nel libro dei primati per la lentezza della giustizia italiana poiché dal febbraio del 2009 un gruppo di alcamesi nuotano nel mare agitato di perizie, sopralluoghi, ordinanze, verbali, cause civili incardinate con udienze spesso rinviate, pagamenti di parcelle, etc. senza che all’orizzonte si intravveda una soluzione.. Insomma coloro i quali hanno ragione dire che si trovano sull’orlo di una crisi di nevi non è certo esagerato. Parliamo del processo della frana di Alcamo Marina, ovvero quella Collina del disonore che franò nel febbraio del 2009, danneggiando abitazioni a valle realizzate con tanto di licenze e concessioni edilizie. Per costoro è iniziata un’infinita via crucis e oggi si è aperta una corsa contro il tempo per evitare che il processo salti definitivamente. Infatti entro il 30 settembre occorre notificare a tutti gli interessati la riassunzione in giudizio a causa del decesso di una persona che si era costituita parte civile. Una corsa contro il tempo per evitare che i danneggiati, che già hanno speso decine di migliaia di euro per parcelle e perizie, restino con un pugno di mosche in mano. La vicenda è nota. A causa di una grande frana verificatasi sulla collina, che si trova di fronte alla Tonnara, venne un costone e per fortuna resistette una piscina piena d’acqua, costruita in cima alla collina altrimenti i danni sarebbero stati di una maggiore portata. La piscina venne svuotata dai vigili del fuoco e sul posto agì anche la Protezione civile regionale oltre agli inquirenti che avviarono le indagini Una frana provocata dall’abusivismo edilizio di una località balneare stuprata da migliaia di colate di cemento abusivo che hanno per sempre stravolto e irrimediabilmente una dei più belli angoli del golfo di Castellammare. Anche Il Comune di Alcamo venne denunciato dalle parti lese per i mancati controlli sul territorio, che hanno favorito l’abusivismo edilizio. Lo stesso Piano regolatore, quando è stato approvato prevedeva, il risanamento di Alcamo Marina, mai avviato. Una località priva di qualsiasi opera urbanistica dove rimarrà un sogno eterno quello di costruire le fognature, puntualmente promesse, restando tali, in ogni campagna elettorale. E mentre le parti lese continuano a chiedere una giustizia che non arriva resta da sciogliere un importantissimo interrogativo: “Chi deve mettere in sicurezza il costone? E chi deve pagare per i danni, inflitti al territorio e alle persone? Una delegazione dei danneggiati su questi e altri problemi, lo scorso maggio, ha avuto un incontro al Comune col sindaco Domenico Surdi.