Falsi dati covid. Intercettazione rivela scomparsa di 140 morti. GIP: “Disegno politico”

0
81

All’indomani del blitz che ha provocato il terremoto all’interno dell’assessorato regionale della salute rimangono impresse le conclusioni del Gip che ha firmato l’ordinanza: “Quale che sia il disegno perseguito, è certo che le falsità commesse non hanno consentito a chi di competenza di apprezzare la reale diffusione della pandemia in Sicilia e di adottare le opportune determinazioni. I falsi dati non hanno quindi permesso ai cittadini di conoscere la reale esposizione al rischio pandemico e di comportarsi di conseguenza.

Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza la piena collaborazione di tutti i soggetti indagati”. Fra le 247 pagine dell’ordinanza, uno dei passaggi maggiormente inquietante è quello di un’intercettazione fra il direttore del Dasoe, Maria Letizia Di Liberti, da ieri agli arresti domiciliari, e un suo collaboratore in cui afferma: ““Ruggero ha voluto modificata una cosa, ora appena te lo giro… perché il problema lo sai qual è? Che abbiamo trovato 140 morti mai comunicati”.

Ma perché la dirigente avrebbe dato disposizioni ai suoi collaboratori, anche un giovane dipendente partinicese di 29 anni, di falsificare i dati “spalmando anche il numero dei morti”, comunicando meno ricoveri e alterando il totale dei tamponi processati per fare abbassare il tasso di positività? Secondo il giudice per le indagini preliminari, Caterina Brignone, perché c’era un disegno più generale e di natura politica.

Si è cercato di dare un’immagine della tenuta e dell’efficienza del servizio sanitario regionale e della classe politica che amministra, migliore di quella reale e di evitare così anche il passaggio dell’intera regione o di alcune sue aree in zona arancione o rossa, con tutto quel che ne discende anche in termini di perdita di consenso elettorale”. Il fascicolo dell’inchiesta sarà adesso trasferito al giudice di Palermo per competenza territoriale. I reati, infatti, non ricadono nel trapanese ma sono partiti da quella procura che stava indagando sul centro di analisi Emolab di Alcamo. La struttura sanitaria privata, comunque, non c’entra nulla con l’inchiesta dei carabinieri del NAS sui falsi dati regionali.