False fatturazione dei ‘compro-oro’ e gioielli rubati. Processo a Marsala

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Tommaso Geraci, 67 anni, di Castelvetrano (fratello di Francesco Geraci, accusato anche di aver custodito gioielli di Totò Riina, poi arrestato e quindi pentitosi), la moglie Maria Lucrezia Roccafiorita, 62enne, i figli Antonino e Irene, di 39 e 34 anni, nonché Nicolò Marcello D’Alberti, 58enne marsalese, sono sotto processo, in Tribunale, a Marsala, per rispondere a vario titolo dei reati di riciclaggio, appropriazione indebita e false fatturazioni per un ammontare 675 mila euro finalizzate all’evasione fiscale. Tra il 2012 e 2017, a fornire centinaia di false fatturazioni, secondo l’accusa per operazioni «inesistenti», sarebbe stato D’Alberti, titolare di una ditta di Marsala, che, dopo avere ricevuto bonifici per 624 mila euro dal conto corrente della società «G.i.a. srl», di cui erano amministratori Tommaso e Antonino Geraci e che gestiva due negozi di «compro oro», uno a Castelvetrano e l’altro a Mazara del Vallo, avrebbe restituito le somme in contanti.

E con questo denaro i Geraci avrebbero acquistato, secondo i magistrati, oggetti in oro di «provenienza illecita» (per l’accusa, frutto di rapine) commissionandone la fusione alla società toscana della «Valmet», ignara dei retroscena. Il denaro fu, inoltre, sempre secondo gli investigatori, impiegato anche per due contratti di franchising con la ditta «Canna store» per l’apertura di altrettanti punti vendita di «Cannabis Amsterdam store» a Marsala e a Mazara. Per questi fatti, Tommaso e Antonino Geraci furono arrestati nel febbraio 2019. Furono, allora, sequestrati una villa, conti correnti e altri beni per un valore complessivo di un milione e 700 mila euro. L’indagine, condotta dalla Guardia di finanza, venne coordinata dalla Procura di Marsala, in particolare da Antonella Trainito.