Una società che ha costruito e gestito, per anni, l’autodromo di Piano dell’Occhio a Torretta, e che nel 2018 è andata in fallimento. A guidarla Michele Ragusa, ex dipendente pubblico ed ex pilota, e la moglie. I due, l’uomo di 72 anni e la donna di 68, sono adesso indagati per bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio assieme ad altre tre persone. Mario e moglie hanno anche subito il divieto ad esercitare ogni tipo di attività imprenditoriale o professionale per un anno. Le indagini della Giardia di Finanza, coordinate dalla procura della repubblica di Palermo, hanno portato anche al sequestro di numerose autovetture di pregio di grossa cilindrata, di un compendio aziendale e di una somma di 21.000 euro. I finanzieri della Sezione di Polizia Giudiziaria -della procura, hanno riguardato il fallimento della società di “gestione di centri e impianti sportivi polivalenti, nonché l’organizzazione e la gestione di iniziative sportive legate all’automobilismo e al motociclismo”, tra cui appunto l’autodromo sito a Torretta.
Gli accertamenti hanno evidenziato che i due principali indagati, marito e moglie, amministratori di fatto e di diritto della società, assieme ad altri tre familiari, avrebbero effettuato, mediante strani giri contabili, numerose condotte distrattive, sia prima che dopo la dichiarazione di fallimento (avvenuta nel 2018). Operazioni effettuate per non soddisfare i creditori. Fra queste la vendita di Ferrari, Bentley, Porsche, Maserati, Jaguar e Rolls Royce, inizialmente intestate alla società fallita, poi vendute ad una donna, una zia di 74 anni, a un prezzo notevolmente più basso rispetto al valore di mercato e, infine, cedute a una nuova società, appositamente costituita e sempre riconducibile agli indagati. Inoltre, attraverso la nuova società, Michele Ragusa e la moglie avrebbero incassato assegni per circa 21.000 euro, frutto di un’operazione di autoriciclaggio, in quanto provenienti da un cliente della società in dissesto. Infine, grazie ad un ordine europeo di indagine, la Guardia di Finanza ha appurato che i gestori dell’autodromo, in un periodo in cui già si palesava uno stato di crisi economica della ditta (dal 2016 al 2018), avevano fatto confluire 290.000 euro su un conto corrente maltese.