Domani Santa Lucia con cuccía, arancine e panelle. Perdute alcune usanze

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Il 13 dicembre si rinnova una vecchia tradizione nata da una vicenda religiosa ma poi trasformatasi in evento folkloristico-gastronomico. La Santa, che si festeggia domani e la cui tomba primitiva si troverebbe a Siracusa, venne uccisa alla fine del terzo secolo, sotto il regno di Diocleziano. Una narrazione degli antichi greci racconta che la prima e fondamentale testimonianza sull’esistenza di Lucia è data da un’iscrizione scoperta nel giugno del 1894 dal professor Paolo Orsi nella catacomba di san Giovanni, la più importante di Siracusa. Essa mostra che già alla fine del quarto secolo un siracusano nutrisse una forte e tenerissima devozione per la “sua” santa Lucia, il cui anniversario all’epoca era già commemorato da una festa liturgica.

Tutt’oggi la protettrice degli occhi e della vista viene festeggiata il 13 dicembre, in alcune zone della Sicilia anche con il patrocinio dal 4 al 13 maggio. La festa dedicata a Santa Lucia nacque da un miracolo avvenuto nel 1646 durante una grave carestia. Due galeoni affondati riaffiorarono dal mare stracarichi di frumento. Ecco da dove nasce la tradizione della cuccìa: per un giorno i siciliani non mangiano né pane e né pasta.

Oltre alla cuccìa, il grano bollito e poi condito in diverse maniere, il 13 dicembre si fa anche incetta di pianelle. La giornata è anche diventata una sorta di “Arancina  Fest:” forme più svariate e ripiene di mille condimenti. Quelle tradizionali sono però farcite di ragù e piselli oppure di prosciutto e mozzarella.

Altre tradizioni tipicamente alcamesi si sono però perdute. Fino ad alcuni decenni fa, davanti alla chiesa madre dove ha sede la cappella che ospita Santa Lucia, la sera precedente alla fesa, vale a dire il 12 dicembre, veniva incendiata una botte le cui ceneri venivano poi utilizzate per la ricorrenza del mercoledì delle ceneri, quella che apre la quaresima. Quasi dimenticata anche un’altra tradizione, più prettamente gastronomica. A mezzanotte del 13, dopo quello che una vola era una sorta di digiuno, le famiglie alcamesi cucinavano la pasta e si mettevano a tavola.