DNA, i resti sarebbero di Ruxandra Vesco. Perizia sul presunto omicida

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La sua scomparsa e il suo ritrovamento rimangono un fitto mistero. D’altro la vita di Ruxandra Vesco, donna di origini romene ma adottata e residente ad Alcamo, di chiaro aveva ben poco. Si era separata dal marito, un uomo alcamese, ed era scomparsa nel nulla nell’ottobre del 2015 dopo una serie infinita di denunce per truffe di vario tipo. Qualcuno addirittura le aveva dedicato una pagina facebook intitolandola ‘la truffatrice di Alcamo’. Adesso trapela qualcosa dalla procura di Palermo. I resti umani invenuti a Palermo in un dirupo di via monte Ercta, su indicazione di un pescatore che si trova ancora in carcere, sarebbero proprio della donna che aveva vissuto ad Alcamo in via Scio. Lo avrebbe confermato il DNA.

La procura palermitana, intanto, ha prorogato di altri sei mesi le indagini preliminari e, dopo un primo diniego, avrebbe adesso accolto la richiesta di perizia psichiatrica per Damiano Torrente, il pescatore palermitano dell’Acquasanta che il 6 agosto aveva confessato ai carabinieri di aver ucciso Ruxandra Vesco. La confessione del presunto omicida, che però poi ha ritrattato, aveva consentito il ritrovamento del cadavere alla periferia del capoluogo isolano. Non ci sono notizie ufficiali da parte degli inquirenti ma sembrerebbe che il DNA abbia davvero confermato l’identità della donna. Di certo c’è la proroga delle indagini a carico di Damiano Torrente, il presunto omicida, difeso dall’avvocato Alessandro Musso che, nel frattempo, ha portato avanti indagini di parte sulle frequentazioni della donna nel capoluogo isolano.

Il pescatore arrestato e rinchiuso al Pagliarelli è un personaggio particolare che, in occasioni diverse, ha confessato di fare uso di cocaina e anche di avere commesso omicidi (compreso quello di Ruxandra Vesco, poi ritrattato). Anche la bella rumena alcamese d’adozione, non era uno stinco di santa. Vantava denunce in procure di mezza Italia. ll suo ‘cavallo di battaglia’ era quello di spillare denaro in cambio di allettanti promesse di posti di lavoro. Poi anche l’uso fraudolento e illecito di carte di credito altrui, sottratte o prestate. Forse Damiano Torrente potrebbe essere stato una sua vittima, chissà. Dovranno essere le indagini, sul quale vige uno strettissimo riserbo,  a chiarirlo.