Alpauno

Dissalatore di Trapani, presidenza Regione: “Due aprile chiusura iter e appalto”

“La propaganda del presidente della Regione, come le bugie, hanno le gambe corte. Schifani continua a prendere in giro i trapanesi. Aver prospettato tempi brevi per la riattivazione del dissalatore di Trapani, che insiste in un’area di riserva naturale, è stata una grossolana sottovalutazione”. Così aveva tuonato ieri la deputata regionale dei 5 Stelle, Cristina Ciminnisi,   dopo il recente Decreto Commissariale che ha dato il via libera al dissalatore di Porto Empedocle, uno degli impianti individuati per l’attivazione. Questa mattina, dalla presidenza della Regione, sono arrivate alcune puntualizzazioni. Palazzo d’Orléans ha voluto precisare che la Regione monitora costantemente l’operato del Commissario nazionale per l’emergenza idrica che ha in carico la realizzazione dei tre impianti in Sicilia.

La presidenza della regione ha quindi ribadito le tappe dell’iter amministrativo per il depuratore di Trapani, che si trova in contrada Nubia. Domani venerdì 28 marzo è in programma il rilascio del parere da parte della Commissione tecnica specialistica regionale, mentre per mercoledì 2 aprile il Commissario Dell’Acqua prevede di chiudere il procedimento amministrativo con l’approvazione definitiva del progetto e l’affidamento delle opere. La Regione pertanto respinge – si conclude la nota di Palazzo d’Orleans – qualsiasi accusa di inerzia o ritardi, ribadendo il proprio impegno per affrontare l’emergenza idrica con soluzioni strutturali ed efficaci. Il dissalatore di Nubia, costruito fra le saline poi devenute riserva naturale, entrò in funzione nel 1995 e produsse molto più guasti e costi che acqua. È definitivamente fermo dal 2014, anno in cui si è verificato l’ultimo e definitivo stop, dopo tantissime interruzioni di ogni tipo. L’impianto avrebbe dovuto produrre oltre otto milioni di metri cubi di acqua dissalata all’anno. Continui guasti e altissimi costi energetici e di manutenzione hanno portato il dissalatore di Nubia via via all’abbandono. Soltanto di gasolio costava ben trenta milioni di euro l’anno.

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