Quella sera del 13 dicembre di due anni fa, un piccolo uragano si abbatté su Alcamo. Le raffiche di vento che, fra le 21 e le 22, raggiunsero gli 80 chilometri orari, causarono tantissimi danni alle cose. Per fortuna nessun problemi alle persone. Volarono coperture di verande, gazebo adibiti a parcheggio, il tendone del PalaVerga. Molti alberi vennero sradicati e, alcuni di questi, provocarono seri danni a cappelle gentilizie e tombe dei camposanti alcamesi. Qui il vento riuscì ad abbattere anche monumenti in pietra tant’è che il cimitero ‘Spirito Santo’ rimase chiuso per alcuni giorni.
Da allora, e sono trascorsi più di 16 mesi. Non sono state completate le operazioni burocratiche per il risarcimento danni, da parte del comune di Alcamo, tramite compagnia assicurativa. Sono almeno tre i casi che vanno avanti da tanto, troppo tempo, fra solleciti, mail, richiese di documenti, successiva produzione, preventivi di spesa, corrispondenza cartacea e telefonica.
In alcuni casi la diatriba fra uffici comunali ed utenti ha anche riguardato il computo metrico che dovrebbe essere di competenza del perito assicurativo. Il 29 aprile scorso ad uno degli alcamesi che il 13 dicembre del 2019 aveva subito danni, alla tomba cimiteriale della sua famiglia, il comune di Alcamo ha chiesto ancora numero e data della concessione cimiteriale; codice fiscale; documento di identità e perizia di parte con descrizione dei danni corredata da ritrazioni fotografiche.
Tutti gli enti locali hanno le loro coperture assicurative proprio da utilizzare per ogni evento calamitoso. Nonostante questo pare ci sia qualcosa che spinge a prorogare la conclusione delle pratiche, per meglio di dire delle poche rimaste. Uno strano ‘braccio di ferro’ che sta seriamente contrastando con i diritti dei cittadini di ottenere risposte, dall’ente pubblico, entro stabiliti tempi. Periodi, nella fattispecie, di gran lunga superati.