Damiani confessa, tangenti incassate e favori alle imprese negli appalti

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L’ex manager dell’Asp di Trapani, Fabio Damiani, ed ex responsabile della centrale unica di committenza della Regione Siciliana, finito in carcere lo scorso mese di maggio nell’ambito dell’operazione ‘Sorella Sanità’, ha ammesso di avere intascato tangenti per favorire alcune società nell’aggiudicazione di appalti milionari. Non si sa ancora se nelle sue confessioni ai pm Antoci e Brandini abbia anche parlato di altri personaggi e di altre responsabilità oltre alle sue.

Intanto Damiani, così come gli altri imputati dopo la richiesta di giudizio immediato, ha scelto di essere processato in abbreviato, una procedura che prevedo lo sconto di un terzo della pena. Nell’ambito di questo processo dovrebbero essere depositati i verbali delle
confessioni dell’ex direttore dell’ASP di Trapani che riguardano i favori resi alle imprese Tecnologie Sanitarie, Siram e Pfe. Subito dopo il suo arresto il manager aveva ammesso di avere ricevuto 37 mila euro ma aveva anche minimizzato il suo ruolo e le cifre delle tangenti incassate. Adesso, invece, avrebbe ammesso tutto.

L’operazione ‘Sorella Sanità’ ha però portato a un altro
fascicolo aperto dai pubblici ministeri e che riguarda una miriade di appalti nella sanità siciliana, piccoli e grandi, che sarebbero stati controllati in maniera illecita. Nel fascicolo sono confluite le dichiarazioni di Salvatore Manganaro, l’imprenditore agrigentino ritenuto faccendiere e referente di Fabio Damiani. L’arco temporale degli episodi di corruzione è di circa un decennio, fino ai giorni
nostri.

Se Damiani dovesse decidere di collaborare, potrebbe generarsi forse un terremoto visto il suo ruolo ai vertici della gestione delle commesse pubbliche nella sanità siciliana. Nei mesi scorsi lo stesso ex direttore generale aveva scritto dal carcere ai magistrati definendosi vittima di un sistema in cui l’ingerenza della politica era ed è totale. Nella sua lettera aveva fatto nomi e cognomi di
politici, con incarichi istituzionali, che avrebbero fatto pressioni per le nomine nella sanità ma anche per la gestione delle gare. Resta adesso da capire se Damiani vorrà o meno collaborare appieno con la giustizia, dando seguito quindi a quella lettera.

Intanto la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di Antonio Candela. L’ex manager dell’Asp di Palermo e poi ex responsabile regionale per l’emergenza Covid, coinvolto nella stessa inchiesta ‘Sorella Sanità’, resta quindi agli arresti domiciliari.