Alpauno

Custonaci, unità di crisi per il marmo

Il settore marmifero, vitale per il Comune di Custonaci, che da solo rappresenta ben l’85 per cento della produzione isolana ed oltre il 5 per cento di quella nazionale, ed occupa circa 3.000 unità oltre l’indotto con un fatturato di circa 100 milioni di euro, di cui più del 90 per cento destinato all’export, rischia davvero grosso. Per fronteggiare la situazione, prima che precipiti, la presidenza del Consiglio Comunale, in piena sintonia con l’amministrazione comunale, ha convocato il massimo consesso civico in seduta straordinaria aperta per il 15 novembre 2013 alle ore 17.00 presso il Centro Diurno Anziani (Via Tribli n° 24). Sono state invitate a partecipare le associazioni di categoria, i sindacati, le rappresentanze parlamentari nazionali e regionali, i liberi professionisti collegati al comparto oltre ovviamente a tutti gli addetti e i cittadini interessati.

“È un vero e proprio grido d’allarme – afferma il Sindaco Bica – che abbiamo voluto lanciare indistintamente a tutte le categorie e alla deputazione provinciale, che intende affrontare e risolvere, stavolta senza propaganda e demagogia, definitivamente l’annoso problema del comparto marmifero trapanese. Il rischio a cui dobbiamo far fronte è quello che vengano revocate circa duecento autorizzazioni già rilasciate e l’impossibilità per il futuro di aprire nuove cave. Ci ritroviamo – afferma Bica – a sostenere l’accreditamento del comparto nelle stanze dei bottoni degli assessorati palermitani. Non è possibile, infatti, che lo scorso anno hanno approvato il Piano Forestale senza coinvolgere gli enti territoriali preposti, che insistono sul bacino marmifero già esistente”.

Gravissime limitazioni all’attività estrattiva potrebbero, infatti derivare dal Piano Forestale Regionale 2009-2013 adottato con Decreto presidenziale il 10 aprile del 2012 che, secondo quanto segnalato recentemente anche da Confindustria Marmo Trapani, “insiste anche nel bacino marmifero di Custonaci e dove in larga misura si sovrappone alle aree individuate come estrattive dal precedente piano dei materiali lapidei di pregio”. In parole povere, non potendo essere in alcun modo alterate le aree che rientrano nel piano forestale, non potrebbero essere più oggetto di operazioni di estrazione del marmo. Un vero e proprio spauracchio per gli operatori del settore che per 30 anni hanno atteso il decreto del Presidente della Regione, arrivato solo nel 2010 con il quale è stato varato il piano regionale delle cave come strumento di pianificazione e programmazione dell’estrazione. “Trovare una soluzione che salvaguardi le attività imprenditoriali e i livelli occupazionali – conclude il Sindaco Bica – è pertanto, nelle more che si risolva il rebus del Piano Regionale delle Cave, l’obiettivo che ci prefiggiamo con l’istituzione dell’unità di crisi».

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