La crisi idrica in Sicilia continua a rappresentare una delle principali sfide per l’isola. Per affrontare l’emergenza e garantire forniture idriche adeguate, il governo regionale ha messo in atto piani, tra cui la riattivazione dei dissalatori nei principali centri di Porto Empedocle, Gela e Trapani. Durante un incontro a Palazzo d’Orléans, il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, ha sottolineato l’urgenza di rimettere in funzione questi impianti, dismessi da oltre dieci anni. L’obiettivo è quello di fornire una soluzione strutturale e a lungo termine alla carenza idrica, aggravata dal cambiamento climatico e da periodi prolungati di siccità. A tal fine, sono stati già stanziati 90 milioni di euro all’interno dell’accordo di coesione con il governo nazionale. Per velocizzare l’iter burocratico e accelerare i lavori, il commissario nazionale per l’emergenza idrica, Nicola Dell’Acqua, avvierà un sopralluogo nei siti dei dissalatori. Verranno installati moduli mobili di dissalazione per risolvere l’emergenza a breve termine, mentre entro l’estate 2025 si prevede il completamento dei nuovi impianti definitivi. L’impianto di Trapani è fermo dal 2014 ed in questi dieci anni di inattività la struttura, di proprietà della Regione, è stata vandalizzata e depredata. Ormai sembra quasi una cattedrale del deserto davanti le saline di Trapani. I suoi moduli non producono più acqua da vent’anni e le condotte sono vuote da tempo. Il dissalatore di Trapani risale ai primi anni Novanta e quando assicurava l’erogazione idrica nel territorio, con una portata di oltre 300 litri al secondo, usava una tecnologia che oggi è decisamente obsoleta e ampiamente superata, con costi di gestione piuttosto alti ed una qualità dell’acqua già allora ritenuta non proprio ottimale. Il dissalatore funzionava a singhiozzo per i continui e frequenti guasti. Perché non si pensa di costruirne uno nuovo di ultima generazione? In Israele impiegano due anni, e in Sicilia per realizzare un ’opera passano secoli.