Crisi idrica ad Alcamo, grave ritardo del Comune nel disporre riparazione elettropompe

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Anche in piena campagna elettorale, quando gli organi di governo svengono dichiarati dimissionari, i sindaci o le giunte possono deliberare in casi di emergenza, soprattutto quando in ballo c’è un servizio di prima necessità come l’acqua.  Tra l’altro, lo dicono anche le norme, una giunta rimane in carica, assieme al sindaco che l’ha nominata, fino all’insediamento della successiva. Ad Alcamo, però, cittadina che sta attraversando una gravissima crisi idrica, le cose e la tempistica sono andate diversamente.

La prima pompa che solleva l’acqua alle sorgenti Cannizzaro è andata in tilt alla fine di settembre, la seconda dopo una decina di giorni. Il provvedimento per la riparazione, la determinazione dirigenziale 271, pota invece la data del 26 ottobre, quando l’approvvigionamento idrico per gli alcamesi era già diventato un serio problema, con turni di attesa dell’acqua tra i 6 e gli 8 giorni. Su servizi di prima necessità e in caso di emergenze un sindaco può adottare in qualsiasi momento ordinanze sindacali, ordinanze contingibili e indifferibili, riunire la giunta e deliberare, attivare la protezione civile regionale. Niente di tutto questo dal 28 settembre e fino al 26 di ottobre.

Il risultato è stato che i turni di erogazione si sono costantemente ampliati, in alcune zone l’acqua arriverà adesso dopo 12 o 13 giorni di attesa, e che il bottino si è praticamente svuotato per una saracinesca rimasta semi-aperta e non più sottoposta a quel famoso sistema di tele-controllo andato definitivamente in malora. E’ quindi anche capitato che le autobotti private non si sono più potute approvvigionare ai serbatoi comunali e il rifornimento d’acqua per le famiglie è stato sospeso per un paio di giorni. Da questa mattina gli autotrasportatori hanno ripreso a caricare al bottino per cercare di smaltire le centinaia di richieste d’acqua.

“In una situazione come questa, oltre alla necessità di individuare le responsabilità – ha detto il consigliere comunale ed ex candidato a sindaco Massimo Cassarà – non si capisce perché il sindaco non abbia provveduto a requisire uno o due pozzi privati al fine di dare un po’ di sollievo ai cittadini e soprattutto alle attività produttive visto che si tratta di acqua per usi non umani. Il livello del bottino non si sarebbe così azzerato per rifornire le aziende – ha concluso Cassarà – e gli alcamesi avrebbero avuto più acqua per le necessità quotidiane”.