Condotta antisindacale e polemiche che vanno avanti da tempo. Adesso l’ATM, la società che gestisce il trasporto pubblico a Trapani, è stata condannata in tribunale alle spese processuali di 3500 euro, oltre all’iva e alle spese generali, per condotta antisindacale per condotta antisindacale nei confronti delle sigle Filt Cgil, la Faisa Cisal e UGL. Le tre sigle sindacali avevano presentato ricorso ad Atm, azienda con socio unico il comune di Trapani, per la revoca unilaterale degli accordi sindacali raggiunti nel 1990 e nel 1996.
Provvedimento, attuato nel luglio scorso a seguito della proclamazione dello stato di agitazione indetto dai tre sindacati, che aveva comportato il mancato riconoscimento di alcuni emolumenti ai danni di lavoratori e lavoratrici dell’azienda di trasporti. Nella sentenza di condanna del giudice trapanese Mauro Petrus, ha avuto un peso decisivo anche la mancata convocazione dei tre sindacati al tavolo delle trattative per il rinnovo del contratto di secondo livello, che ha rappresentato, dichiara il magistrato, “il perfetto paradigma della condotta antisindacale”, escludendo dal dialogo coloro che sollevano obiezioni e che ricorrono legittimamente a strumenti di pressione, come l’indicazione di scioperi e proteste.
La condotta di Atm, continua il magistrato “lascia trasudare il messaggio che il datore di lavoro sia l’unico arbitro della sorte del personale, e che il ruolo dei sindacati sia sostanzialmente inutile”. La sentenza è stata accolta con soddisfazione ma non c’è spazio per l’esultanza, dichiarano Anselmo Gandolfo, Rosario Gentile e Mario Parrinello, segretari provinciali dei tre sindacati, riferendosi al fatto che il verdetto fa da sfondo ai danni subiti dei lavoratori e delle lavoratrici del servizio di trasporto.