Colpo al “cuore” di Messina Denaro, sequestro da 13 mln

0
484

Matteo Messina Denaro sembra essere arrivato al capolinea. L’ultimo maxisequestro da 13 milioni di euro da parte dei carabinieri del Ros ai fiancheggiatori più stretti mettono in evidenza come oramai il latitante di Castelvetrano pare non avere più risorse, nè tantomeno i suoi fedelissimi al fianco la cui rete di protezione lo ha sino ad oggi sorretto. Questa volta a finire nel mirino degli inquirenti sono davvero gli ultimi suoi soldati sul territorio: si tratta di Mimmo Scimonelli, che riceveva direttamente i messaggi di Messina Denaro, e poi alcuni vecchi mafiosi, Vito Gondola, Michele Gucciardi e Pietro Giambalvo, rispettivamente a capo delle cosche di Mazara del Vallo, Salemi e Santa Ninfa, i quali avevano il compito di smistare quei pizzini.Questa è sicuramente l’operazione più importante per scardinare il cuore degli affari del latitante, dopo quella dell’arresto della sorella e del cognato. Da considerare che i sequestri ai danni dei quattro fiancheggiatori arrivano a distanza di qualche mese dal loro arresto nell’ambito dell’operazione antimafia Ermes. Il sequestro riguarda beni mobili, immobili ed aziende, ubicate a Mazara del Vallo, Castelvetrano, Salemi, Partanna, Santa Ninfa e Trapani: otto aziende e una quota societaria (supermercati, aziende agricole e d’allevamento ovino); 68 immobili (27 fabbricati e 41 terreni), due autovetture, 36 rapporti finanziari e bancari. Di particolare importanza la figura di Scimonelli che per lungo tempo è stato tenuto d’occhio dagli inquirenti, seguito passo dopo passo. E’ stato filmato a passeggiare tra i casolari di campagna e sarebbe stato accertato che lì lasciava o raccoglieva i pizzini del superboss latitante. Non solo: Scimonelli, incensurato e che ufficialmente risultava essere un imprenditore di successo tanto da essere persino premiato al Vinitaly di Verona, intesseva anche rapporti con i cosiddetti colletti bianchi. Secondo una ricostruzione degli inquirenti l’uomo, che gestiva tre supermercati Despar fra Partanna e Gibellina e tante società operanti in diversi settori, si sarebbe messo in contatto con un pezzo grosso del ministero dello Sviluppo economico. Stava lavorando per ottenere un finanziamento da 700 milioni di euro ma pare che la cosa si è arenata nonostante i diversi incontri fatti faccia a faccia a Roma con questo funzionario. Pare proprio che l’imprenditore fosse la vera e propria carta di credito di Messina Denaro. Secondo la ricostruzione degli inquirenti Scimonelli creava società e poi un turbinio di carte di credito, un enorme flusso di soldi che si sospetta servissero per finanziare la latitanza del boss di Castelvetrano.