C/mmare del Golfo: unioni civili, no al registro dal consiglio

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No al registro delle unioni civili. A Castellammare del Golfo il consiglio comunale non ha deliberato l’istituzione di questo servizio: il civico consesso si è perfettamente spaccato a metà. Infatti in 10 hanno detto sì ed altrettanti invece si sono opposti. Non essendo stato raggiunto il quorum della metà più uno dei voti l’atto è stato bocciato. Sfuma così l’occasione per le coppie di fatto dello stesso sesso di potersi vedere riconoscere in parte alcune agevolazioni in caso di convivenza, venendo quindi riconosciuti a tutti gli effetti come famiglie. “In questo caso – dice il presidente del consiglio comunale di Castellammare del Golfo, Domenico Bucca – il consiglio comunale ha dato prova di maturità poiché è stato votato autonomamente dai consiglieri, che hanno esposto le proprie ragioni al di là degli schieramenti politici, e votato secondo la propria coscienza”. Fondamentale è stato proprio il voto di Bucca che ha votato contrariamente: “In assenza di una norma di riferimento – si giustifica – i consiglieri hanno ritenuto di voler, in questo modo, tutelare i soggetti più deboli. Per il futuro auspico la stessa collaborazione e lo stesso spirito propositivo da parte di tutti i consiglieri”. In paese l’approvazione del consiglio comunale di una mozione per l’istituzione del registro delle Unioni civili nel marzo scorso aveva fatto esplodere un vespaio di polemiche. Ad accendere la miccia l’arciprete della città, don Fabiano Castiglione, il quale aveva condannato fermamente questa iniziativa politico-amministrativa. Lo aveva fatto utilizzando facebook additando i consiglieri che avevano votato la mozione come dei “non praticanti”. Il sacerdote non ha risparmiato accuse al vetriolo, parlando di “morale fai da te”: “A questi soggetti cosiddetti praticanti – scrive don Fabiano – è richiesta una pena medicinale e la conversione alla retta comprensione della parole di Dio che si esprime nella chiesa a cui loro dicono di appartenere”. Parole forti quelle del sacerdote e tremendamente pesanti: le pene medicinali sono contemplate dal diritto Canonico e sono le più gravi: hanno lo scopo di favorire l’emenda del reo e di farlo recedere dalla sua condotta illecita. In generale tutte le pene canoniche hanno lo scopo di “restaurare la giustizia, ricomporre l’ordine pubblico leso, riparare lo scandalo e promuovere il pentimento e l’emenda del reo”. Una presa di posizione che è destinata a far discutere anche all’interno della chiesa stessa dal momento che recentemente proprio papa Francesco ha invece per così dire “aperto” il confronto con i fedeli sul tema della coppie di fatto sostenendo che “a livello educativo le unioni gay oggi pongono sfide nuove che a volte sono persino difficili da comprendere”. I consiglieri contrari hanno sostenuto che tale provvedimento sia “mortificante e senza significato perché allo stato attuale non vi sono normative specifiche e chiare in materia”.