Castelvetrano, omicidio Favoroso. Carabinieri trovano fucili a canne mozze

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Dopo circa due mesi e mezzo da quella tragica notte, i carabinieri di Castelvetrano, nell’ambito delle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Marsala per l’omicidio di Vincenzo Adamo Favoroso, hanno localizzato e recuperato due fucili a canne mozze, uno dei quali potrebbe essere proprio l’arma che uccise il giovane castelvetranese, camionista, ex calciatore e poi ultras della Folgore,  soprannominato dagli amici “Takatà”.

I militari sono arrivati al rinvenimento dei fucili mettendo in campo numerose unità per rastrellare i terreni limitrofi al luogo del ritrovamento del corpo senza vita del trentatreenne, ucciso proprio a colpi di fucile. L’attività di ricerca ha dato i suoi frutti: all’interno di una cavità di un albero di ulivo, non lontano dal luogo del ritrovamento della vittima, è stata rinvenuta una doppietta a canne mozze, perfettamente mimetizzata nel  tronco ligneo. Ulteriori ricerche hanno interessato anche il letto del fiume Modione, ove i Carabinieri, con il prezioso contributo del Nucleo Sommozzatori dei Vigili del Fuoco, dopo aver minuziosamente setacciato il corso d’acqua, hanno trovato un’altra doppietta, sempre a canne mozze, protetta da un involucro di plastica ermeticamente chiuso.

Le armi, sequestrate sono state  sottoposte ad approfonditi esami, non solo di tipo balistico, ma anche per il rilevamento di eventuali tracce biologiche e quindi di impronte. Verranno, inoltre, analizzate tutte le caratteristiche tecniche dei due fucili rinvenuti per delineare ancora meglio, in caso di compatibilità, il fatto criminoso dello scorso novembre.

Due sono gli indagati per l’omicidio: Gaspare Favara, amico della vittima, e il suocero  Alfonso Sorrentino. Gli investigatori, con l’ausilio della squadra rilievi del Reparto Operativo, dopo l’omicidio, avevano passato al setaccio due autovetture, una Panda e una 500, dove vennero ritrovate numerose tracce di sangue. Vincenzo Adamo Favoroso sarebbe infatti stato ucciso in un cortile della via Mazzini (lì i residenti udirono i colpi di arma da fuoco) e il copro poi trasportato in un terreno poco distante.