
Altro che boss in difficoltà. Il superlatitante di Castelvetrano Matteo Messina Denaro ha ancora una forza straordinaria e l’ultimo blitz antimafia scattato all’alba di oggi a Castelvetrano ne è la conferma. Ancora una volta emergono importanti collegamenti tra il boss, l’imprenditoria e soprattutto la pubblica amministrazione. Due gli arresti, quello dell’imprenditore Rosario Firenze, 45 anni, già in carcere, e del suo braccio destro Salvatore Sciacca, 43 anni, quest’ultimo ai domiciliari, entrambi di Castelvetrano. Sarebbero stati loro i principali attori attorno a cui ruotava un sistema di imprese che si accaparrava numerose commesse pubbliche con la complicità dell’ufficio Tecnico del Comune di Castelvetrano. Agli imprenditori Giacomo Calcara, 38 anni, Benedetto Cusumano, 68 anni, Fedele D’Alberti, 41 anni, e Filippo Tolomeo, 38 anni, tutti di Castelvetrano, è stato notificato il divieto di esercizio d’impresa. Altri quattro invece sono stati raggiunti da un avviso di garanzia: si tratta di due dirigenti dell’ufficio tecnico del municipio e i due fratelli di Rosario Firenze. Le ipotesi di reato contestate vanno dall’associazione a delinquere di tipo mafioso, alla fittizia intestazione di beni e turbata libertà degli incanti. L’operazione è stata portava avanti dai carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Trapani e del Ros e coordinata dalla Dda di Palermo. Un filone investigativo che parte già anni addietro e che ha come filo conduttore la caccia al superlatitante Messina Denaro. Ad essere documentata la persistente vitalità della famiglia mafiosa di Castelvetrano, soprattutto nell’infiltrazione nei lavori pubblici e privati. Nello specifico Rosario Firenze, nonostante il provvedimento interdittivo emesso dalla Prefettura di Trapani, era riuscito, attraverso la fittizia intestazione delle società ai fratelli, a partecipare alle gare d’appalto e ad aggiudicarsi importanti commesse come la realizzazione della condotta fognaria nella via Maria Montessori, la manutenzione ordinaria di strade e fognature comunali la demolizione di fabbricati fatiscenti all’interno dell’ex area autoparco comunale di Piazza Bertani. Lo stesso imprenditore riusciva inoltre ad aggiudicarsi sub appalti da ditte compiacenti alle quali, grazie alle protezioni di cui godeva all’interno dell’ufficio tecnico del Comune di Castelvetrano, faceva assegnare numerosi pubblici incanti, intervenendo in maniera fraudolenta sulla presentazione delle percentuali d’offerta a base d’asta. Secondo gli inquirenti una sostanziosa percentuale di questi lavori pubblici veniva poi versata alla famiglia di Matteo Messina Denaro per sostentare la sua latitanza. A chiudere il cerchio le dichiarazioni di Lorenzo Cimarosa, cugino del latitante, da qualche mese divenuto collaboratore di giustizia, che ha confermato il quadro indiziario. Altro elemento di spicco è per l’appunto Salvatore Sciacca, dipendente della ditta Firenze Massimiliano Sas, che manteneva i rapporti con i dirigenti comunali, insieme ai due fratelli di Rosario Firenze e a quattro imprenditori edili castelvetranesi titolari di due imprese satelliti, la Concordia Costruzioni e la Multicostruzioni soc. Sono scattate anche perquisizioni all’interno dell’ufficio Tecnico del Comune di Castelvetrano dove è stata sequestrata la documentazione relativa alle gare d’appalto truccate. I carabinieri hanno inoltre proceduto al sequestro delle due ditte, e del complesso aziendale, riconducibile a Rosario Firenze, il cui valore dei beni si aggira sui 6 milioni di euro.