Castellammare Estorsione e asta, sì alla richiesta dei difensori dei Pace

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Il gup del tribunale di Trapani  nello scorso mese di giugno aveva rigettato la richiesta dei difensori per processare Giuseppe Pace e il figlio Pietro col rito abbreviato condizionato. Per un altro figlio Costantino il giudice ha archiviato la sua posizione ed è quindi uscito dal processo. Giuseppe Pace e il figlio sono imputati di estorsione e turbata libertà degli incanti. Ieri alla ripresa delle udienze il giudice ha accolto la richiesta, presentata dagli avvocati Maurizio Lo Presti e Fabio Sammartano, del rito abbreviato subordinato che consentirà ai due difensori di esaminare le parti offese, che si sono costituite parti civili. Sono   Lucia D’Angelo che sarà sentita il prossimo sei dicembre. Il 13 dicembre il del figlio Leonardo Candela per il contro esame da parte degli avvocati Lo Presti e Sammartano. Giuseppe e Pietro Pace finirono in manette per estorsione perpetrata nell’ambito di un’asta giudiziaria per l’acquisto di una villa di contrada Fraginesi di Castellammare del Golfo. La vicenda risale al maggio del 2017 quando una donna castellammarese Lucia D’Angelo partecipò ad un’asta giudiziaria per aggiudicarsi l’immobile. Da quel momento lei e il figlio, un capitano di marina imbarcato su navi da crociera, non avrebbero avuto più un momento di tranquillità. Ma senza alcuna esitazione si rivolsero ai carabinieri di Castellammare.  Sarebbero  stati avvicinati più volte dall’ex proprietario Giuseppe Pace 67enne e dal figlio   con il chiaro intento di intimorirli a tal punto da farli desistere dall’acquisto. La villa di contrada Fraginesi della famiglia Pace fu messa all’asta dopo una procedura esecutiva avviata da una banca per i debiti non onorati a causa di difficoltà economiche  insorte nella conduzione della sua azienda. E nelle more della vicenda ad aggiudicarsi la villa all’asta è stato un imprenditore di Bergamo.