Nessuno dei quattro indagati per l’inchiesta che ruota attorno all’utilizzo di cemento depotenziato al porto di Castellammare del Golfo ha chiesto rito abbreviato. Dunque se rinvio a giudizio ci sarà tutti saranno sottoposti al processo ordinario. In questo modo ieri si sono espressi, davanti al Gup Emanuele Cersosimo, Rosario Agnello, Mario Giardina, Domenico Parisi e Leonardo Tallo. Nessuno di loro, secondo quanto riporta oggi il Giornale di Sicilia, ha chiesto riti alternativi a quello ordinario quindi per loro ci sarà o proscioglimento o rinvio a giudizio. I quattro sono a vario titolo imprenditori, direttore del cantiere e direttore dei lavori che all’epoca stavano svolgendo lavori quando si sviluppò l’indagine riguardo a presunte infiltrazioni mafiose per la realizzazione del porto. Un appalto da ben 40 milioni di euro i cui lavori si sono bloccati nel 2010, con il blitz della guardia di finanza su disposizione della Procura nell’ambito di un’inchiesta antimafia in cui emerse l’utilizzo di cemento depotenziato e l’interessamento all’appalto da parte di Cosa nostra. Soltanto nel luglio del 2013 i cantieri sono stati parzialmente dissequestrati ma di fatto non sono mai ripresi i lavori, nonostante i tanti annunci che nel frattempo si sono susseguiti. All’epoca in cui scattò l’indagine furono passati ai raggi x le imprese appaltanti e sub-appaltanti coinvolte nel contratto di esecuzione dei lavori. I finanzieri avevano posto sotto sequestro l’intera struttura cementizia realizzata all’interno dell’area di cantiere del porto dove erano stati dislocati i massi artificiali destinati a contenere il moto ondoso e che non sarebbero stati considerati conformi a quanto stabilito dal contratto di appalto. Da anni si sente parlare dell’annunciata ripresa dei lavori ma sino ad oggi si sono soltanto sprecati incontri e chiacchiere, senza alcun seguito concreto di riapertura dei cantieri. In ballo ci sono due lotti di lavori: il I lotto consiste nel prolungamento del molo foraneo, il II lotto invece consiste nella pavimentazione e arredo. Intanto il Comune ha già presentato richiesta di essere ammesso come parte civile così come l’associazione Codici. Da parte della Procura c’è la richiesta di invio a giudizio per tutti e quattro gli indagati.