Castellammare del Golfo-Ex vigile urbano infedele, Comune avvia riscossione coattiva

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Passa al contrattacco il Comune di Castellammare del Golfo e chiede il conto all’ex vigile urbano “infedele” Salvatore Lannino. Licenziato nel gennaio del 2014 per avere truffato il Comune con i buoni benzina, condannato dietro patteggiamento a due anni di reclusione e recentemente inchiodato anche dalla Corte dei conti per danno erariale, l’ex casco bianco non ha dato notizie di sè, nè versato sino ad oggi un solo centesimo nelle casse del municipio. Proprio per questo motivo il responsabile del II Settore del Comune, Gianluca Coraci, ha provveduto ad avviare le procedure per il recupero coatto delle somme. Il danno riconosciute al Comune è pari a 9 mila e 300 euro anche se di fatto soltanto mille e 200 euro dovranno essere recuperate.- Infatti il resto della somma è da tempo congelata al Comune in quanto spettante a Lannino per l’attività prestata al Comune quando era in servizio. L’azione del Comune è scattata in quanto già interpellato l’ex agente di polizia municipale non ha dato risposta all’ente che gli chiedeva quanto dovuto in seguito alla sentenza della Corte dei conti. Lannino, 62 anni, è stato prima sospeso dall’incarico di vigile urbano, dietro sollecitazione della Procura di Trapani, e infine licenziato. A lui il tribunale ha inflitto la misura cautelare personale interdittiva della “sospensione dall’esercizio delle funzioni di pubblico ufficiale presso la Polizia Municipale del Comune”. L’ex vigile fu tirato in ballo per una presunta truffa sui buoni benzina per i rifornimenti alle auto della polizia municipale. Patteggiò per questo una pena a due anni per aver utilizzato per propri scopi una carta prepagata, in uso all’amministrazione, per acquistare carburante. Ancor prima il suo nome era venuto fuori nell’ambito dell’operazione antimafia del 2004 in cui sono emersi appalti comunali, gare truccate e sanatorie illegittime gestiti dalla mafia. L’ufficio tecnico del Comune di Castellammare sarebbe stato a disposizione della mafia. L’operazione fu condotta dalla Squadra Mobile di Trapani e dal Commissariato di Castellammare. Tre anni di indagini, intercettazioni ambientali e telefoniche, pedinamenti. Nel calderone finì proprio Lannino a cui fu emesso un avviso di garanzia insieme ad altre 7 persone, coinvolte a vario titolo nell’inchiesta antimafia. In tutti i casi gli inquirenti avrebbero appurato come gli indagati fossero a disposizione della cosca mafiosa. L’indagine da cui sono scaturiti i guai anche per il vigile urbano castellammarese rappresentò la prosecuzione dell’operazione antimafia denominata “Tempesta” dal soprannome del boss Francesco “Ciccio” Domingo, già condannato con sentenza passata in giudicato per associazione mafiosa, che dal carcere ordinava le estorsioni. Lannino però ha citato in giudizio il Comune presso il tribunale civile di Trapani-sezione lavoro il quale richiede di riformare l’ordinanza, dichiarando illegittimo, nullo ed inefficace il licenziamento. L’ex vigile ha già avanzato la richiesta di reintegrazione nel posto di lavoro, nella qualifica e nelle mansioni ricoperte alla data del licenziamento.