Caso Treppiedi-Miccichè, ex vescovo “inattendibile” e canonica chiesa Madre dissequestrata

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TRAPANI – La Procura di Trapani ha dissequestrato l’ex canonica della Chiesa Madre, a cui erano stati messi i sigilli nel 2011 a seguito delle denunce inoltrate dall’oramai ex vescovo di Trapani, Francesco Miccichè, nei confronti dell’allora arciprete di Alcamo, don Ninni Treppiedi. Nel contempo, nell’atto di dissequestro, si motiva il provvedimento sostenendo che Monsignor Miccichè è “totalmente inattendibile” e quindi le accuse mosse contro Treppiedi sono considerate “del tutto prive di valore accusatorio”. Un filone d’indagine che riserva ancora risvolti clamorosi: infatti il procuratore capo Marcello Viola e il sostituto Paolo Di Sciuva tirano in ballo anche l’alcamese Liborio Palmeri, oggi delegato vescovile di Trapani per la Cultura, e Lilli Genco, i quali hanno sempre sostenuto in queste tesi accusatorie proprio l’ex Vescovo. I due avevano accreditato il quadro accusatorio descritto da Miccichè: “Oggi, pare doversi dire – sostiene la Procura – che ben altro contributo avrebbero potuto fornire a questa autorità giudiziaria ai fini del reale accertamento dei fatti”. Parole pesanti come un macigno che paiono ribaltare completamente la vicenda così come è stata ricostruita. Treppiedi venne infatti accusato da Miccichè di avere venduto beni della Curia falsificando la firma dello stesso ex Vescovo, quindi il tutto a sua insaputa. Ne nacque una controversia, tutt’altro che sotterranea, con l’allora arciprete di Alcamo che a sua volta accusò Miccichè di avere distratto fondi della stessa Curia. Alla fine Treppiedi venne sospeso a divinis, mentre l’allora Vescovo dopo un’ispezione ordinata addirittura dal Vaticano fu rimosso qualche tempo dopo dal suo incarico. Veleni che proseguirono ancora tra i due con Miccichè sugli scudi a parlare di un presunto complotto ordito nei suoi confronti per avere denunciato il malaffare all’interno della chiesa trapanese, in primis l’ingerenza della massoneria. Nel provvedimento di dissequestro della canonica della chiesa Madre oggi la procura ribalta completamente la ricostruzione dei fatti dell’ex alto prelato: “Le denunce di Miccichè sarebbero frutto di rancore – è il sunto della nota – e l’ex vescovo è stato clamorosamente smentito da dati e circostanze di natura oggettiva e incontrovertibile”. Le accuse mosse nei confronti di monsignor Treppiedi, per la Procura, sono da ritenersi “il frutto di una premeditata strategia, ispirata da fini diversi dal senso di legalità, con cui il Miccichè ha cercato, in primo momento invero anche riuscendovi grazie a testimonianze quanto meno compiacenti, di accreditarsi presso questa autorità giudiziaria”.