Un intervento chirurgico routinario ha portato all’apertura di un processo per omicidio colposo. È il tragico caso di Rosa Biondo, 54enne di Carini, morta nel 2018 a seguito di complicazioni successive a un intervento. La donna era ricoverata alla Casa di Cura Orestano di Palermo, ed era stata operata due giorni prima dal chirurgo Beniamino Sacco. Il Pubblico Ministero, Renza Maria Cescon, ha richiesto una condanna a un anno e sei mesi di reclusione per il medico, accusato di negligenza, mentre ha chiesto l’assoluzione per la dottoressa Gabriella Amico e l’infermiera Malgorzata Sadowska.
La tragedia si è consumata tra il 15 e il 17 maggio del 2018. Rosa Biondo fu sottoposta a un intervento chirurgico programmato per rimuovere un’ernia ombelicale. Successivamente, però, la sua situazione peggiorò rapidamente. La sera del 16 maggio, l’infermiera di turno notò un sanguinamento dalla ferita e avvisò il chirurgo Sacco, che rispose via WhatsApp, consigliando di sostituire i drenaggi. Nonostante il peggioramento delle condizioni di Rosa durante la notte, il medico non ordinò esami urgenti, diventando poi irreperibile. La dottoressa Amico, medico di guardia, non intervenne tempestivamente, ignorando il potenziale pericolo. Solo al mattino successivo, quando Sacco tornò in clinica, furono disposti esami più approfonditi, ma per Rosa era già troppo tardi. Morì alle 10:30 della stessa mattina. Il marito Gregorio Trucco, si è costituito parte civile nel processo.
“Mia moglie è stata lasciata sanguinare per più di dieci ore, un comportamento inaccettabile,” ha dichiarato. Il prossimo 14 maggio, i legali della parte civile torneranno in aula per cercare di portare alla luce ulteriori errori e omissioni da parte degli imputati, con la speranza di ottenere un risarcimento adeguato per la morte di Rosa, una tragedia che, secondo i familiari, avrebbe potuto essere evitata con la giusta attenzione.