Ad Alcamo astio e litigi fra vicine, assolta vigilessa. Testi sotto processo per falsa testimonianza

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Coinquilini nella stessa palazzina ad Alcamo Marina, anni e anni di litigi, estati trascorse sistematicamente fra astio e incomprensioni. Una storia come tantissime altre che però è finita in tribunale. Protagoniste due donne, un’alcamese di 52 anni ispettore di polizia municipale, e la sua vicina di casa, una settantaseienne palermitana. Ieri il tribunale monocratico di Trapani, presieduto da Gaspare Sammartano, ha assolto ‘perché il fatto non sussiste’, la cinquantaduenne alcamese accogliendo la tesi difensiva dell’avocato Vito Galbo.  La donna era stata denunciata dalla coinquilina palermitana per violazione di domicilio.

L’imputata, adesso assolta con formula piena, proprio per evitare altri dissidi aveva deciso di staccarsi da una vasca idrica e utilizzare un vecchio pozzo. Dopo avere ottenuto l’autorizzazione dalla vicina aveva ristrutturato il pozzo in pietra nonché installato pompa e tubo per addurre l’acqua all’appartamento che sorge al primo piano. Il tubo doveva passare da una veranda di proprietà della donna di 76 anni, proprio colei che aveva dato l’autorizzazione ai lavori.

Quest’ultima però, a opere terminate, ha poi pensato bene di denunciare l’ispettrice di polizia municipale per invasione di terreni e violazione di domicilio. Il relativo processo ha però fatto luce sulla vicenda e durante il dibattimento è stato dimostrato che la querelante aveva dapprima dato l’autorizzazione e poi
aveva presentato denuncia. Il tribunale, sostenendo la tesi
dell’avvocato Vito Galbo, è andato anche oltre perché ha pure mandato sotto processo i testimoni indicati dalla donna palermitana per falsa testimonianza.

Insomma come dire che è scorretto, senonché anche molto rischioso, utilizzare la giustizia per vendette o ritorsioni personali. Capita infatti, come nella vicenda processuale appena conclusasi, di potere essere scoperti.