Arrestato per corruzione il sindaco di Pantelleria

    0
    395

    Questa mattina i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Trapani hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal G.I.P. su richiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Marsala, nei confronti di Alberto Di Marzo, Sindaco di Pantelleria, eletto nelle consultazioni del 30 – 31 maggio del 2010 con la lista civica “Pantelleria libera”.

    Di Marzo, era già stato sindaco per due volte, fino al 23 settembre 2002, quando fu arrestato con l’accusa di mafia, estorsione, incendi, minacce. Nel decreto di scioglimento del Comune del 2003, poi prorogato di un anno per consentire “il proseguimento delle attività di recupero e risanamento delle realtà sociale ed istituzionale”, firmato dall’ex ministro dell’Interno Beppe Pisanu, è scritto: “Il comune di Pantelleria presenta un contesto ambientale di ingerenza della criminalità organizzata finalizzata alla manipolazione di attività economiche connesse al settore pubblico. Le risultanze dell’attività di accesso hanno evidenziato la sussistenza di fattori d’inquinamento dell’azione amministrativa, a causa dell’influenza della criminalità organizzata che si è inserita nella gestione del comune, per conseguire illeciti arricchimenti soprattutto nel settore delle opere e dei servizi pubblici. E’ emerso un chiaro disegno criminoso volto ad instaurare una condizione di soggezione delle imprese interessate all’esecuzione di lavori pubblici nell’isola…”. In primo grado Di Marzo venne condannato a 3 anni e sei mesi di reclusione per estorsione, in appello venne assolto. Nel 2010 i panteschi decisero di rieleggerlo sindaco.

    Adesso il nuovo arresto.

    Al primo cittadino, nei cui confronti è stata disposta la misura cautelare degli arresti domiciliari, viene contestato, in concorso con un imprenditore alcamese, il reato di corruzione aggravata, commesso a Pantelleria nel giugno del 2010.

     

    Il sindaco avrebbe ricevuto da un noto imprenditore alcamese, titolare di importanti imprese edili – in passato aggiudicatarie di rilevanti appalti pubblici nell’isola – la somma in contanti di 10 mila euro, oltre a monili in oro per un importo di circa 800 euro, quale anticipo di una maggiore promessa di denaro – non corrisposta – di 40 mila euro, al fine di assumere quale dirigente/capo settore, ancorché non sussistesse per il Comune di Pantelleria alcuna necessità, il figlio di quest’ultimo, che è risultato essere all’oscuro dell’intera operazione di corruzione.

     

    L’indagine è stata avviata sulla base delle rivelazioni rese nel settembre scorso dall’imprenditore alcamese, il quale, alla presenza del suo legale e consapevole delle conseguenze del suo atto, rilasciava dichiarazioni auto-etero accusatorie al Procuratore della Repubblica, Alberto Girolamo Di Pisa, e al Sostituto Procuratore, Bernardo Petralia, riferendo di essere coinvolto in una vicenda di corruzione in cui era implicato il sindaco di Pantelleria.

     

    La gravità delle affermazioni e le inquietanti vicende riportate dall’imprenditore alcamese nel corso di altri interrogatori, hanno fatto emergere la necessità di procedere con cautela, al fine di verificare puntualmente le pesanti accuse formulate nei confronti del primo cittadino dell’isola.

     

    E’ stato necessario, in particolare, accertare e riscontrare quanto riferito dall’imprenditore, il quale aveva dichiarato che, per assicurare al figlio, ingegnere idraulico, un impiego nel ruolo tecnico dell’Ente locale, era stato indotto dal sindaco di Pantelleria, al quale era legato da rapporti di amicizia e di lavoro, a causa dei pregressi rapporti intrattenuti in occasione di alcuni lavori pubblici effettuati dalle sue imprese nell’isola, a pagare una mazzetta di 10 mila euro, quale anticipo di una maggiore somma che sarebbe stata corrisposta al momento in cui il figlio fosse stato assunto con contratto a tempo indeterminato.

    Subito dopo l’elezione a sindaco di Di Marzo, nel mese di giugno del 2010 l’imprenditore, sollecitato a raggiungere Pantelleria e, intuendo le aspettative del primo cittadino relativamente all’assunzione del figlio, ha raggiunto l’isola portando con sé la somma contanti di 10 mila euro, consegnata poi in busta.

    Non soddisfatto del “compenso” e ben sapendo che l’imprenditore e i suoi familiari gestivano un’avviata gioielleria ad Alcamo, Di Marzo aveva chiesto un “omaggio” (un ciondolo contornato di rose “coronè” e una collanina in oro bianco di foggia veneziana) da regalare alla moglie.

    Al figlio dell’imprenditore, intanto assunto al Comune di Pantelleria, nell’agosto del 2011 venivano formalizzate alcune contestazioni disciplinari, in seguito ad iniziative non gradite all’amministrazione.

     

    Il padre, di fronte all’eventuale licenziamento del figlio, maturò così la decisione di accusarsi di un reato gravissimo, la corruzione, iniziando un percorso di collaborazione con la giustizia per porre fine al sistema di corruzione e malaffare, a cui per anni avevano partecipato le imprese riconducibili alla sua famiglia.

     

    Durante alcuni incontri tra l’imprenditore e il sindaco, i Carabinieri hanno ripreso le fasi della restituzione di parte della somma corrisposta all’epoca per l’assunzione.

    Nel corso dell’esecuzione della misura cautelare i militari hanno perquisito l’ufficio e l’abitazione del sindaco, nonché gli uffici di alcuni dirigenti del Comune di Pantelleria.

    Le indagini sono tuttora in corso.