Alcamo: voto di scambio, in 5 chiedono rito abbreviato. Rivelazione shock su Turano

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ALCAMO – In cinque hanno chiesto il rito abbreviato nell’ambito di uno dei tronconi dell’inchiesta sul voto di scambio alle amministrative di Alcamo del 2012. Si tratta dell’ex senatore Nino Papania e del suo braccio destro Massimiliano Ciccia, dell’attuale consigliere in carica Antonio Nicolosi, di Giuseppe Bambina e di Filippo Renda. In due però hanno espresso una condizione: Nicolosi ha chiesto che venissero ascoltate le famiglie che hanno usufruito ad Alcamo degli alimenti distribuiti per gli indigenti, Papania invece ha subordinato tutto alla richiesta di ascoltare invece il direttore del banco delle opere di carità. In tutto sono 7 gli imputati in questo processo che è stato avviato in quanto la Procura avrebbe appurato un sistema politico, posto in essere dall’entourage a sostegno del sindaco Sebastiano Bonventre, che aveva lo scopo di portare voti allo stesso attuale primo cittadino per la sua elezione che avvenne con appena 39 voti di scarto rispetto al suo antagonista, l’esponente del movimento Abc Niclo Solina. Per tutti l’accusa è di “voto di scambio”. Secondo l’accusa i 7 protagonisti della vicenda giudiziaria avrebbero posto in essere un sistema tale “al fine di ottenere a vantaggio del candidato sindaco Bonventre e delle 5 liste allo stesso collegate il voto elettorale, promettendo persino alimenti destinati agli indigenti attraverso il banco delle opere di carità”. A fare dichiarazioni spontanee durante l’udienza il consigliere Nicolosi che avrebbe detto al pubblico ministero Rossana Penna e al Gip Lucia Fontana di essersi sentito trattare come il peggiore dei criminali. In aula l’esponente del civico consesso ha rivelato una intercettazione, non riportata agli atti del processo, in cui l’allora candidato a sindaco dell’Udc Mimmo Turano gli avrebbe promesso un posto nel cda dell’aeroporto di Pantalleria se si fosse candidato nella sua lista. Il consigliere ritiene inspiegabile che di questa conversazione gli inquirenti non ne abbiano tenuto conto. Ha inoltre dichiarato la sua totale estraneità alle attività legate al banco alimentare e che quindi mai avrebbe ricattato le famiglie aventi diritto a dare il voto in cambio degli alimenti. “Da parte mia – ha dichiarato Massimiliano Ciccia – c’è la massima fiducia nella magistratura che sono sicuro farà luce sulla vicenda”. Un’inchiesta che avrebbe scoperchiato uno scandalo dietro un altro, almeno secondo l’accusa: dalle indagini alcuni sostenitori di Bonventre si sarebbero accaparrati, tramite alcune associazioni onlus a loro riconducibili, “consistenti derrate alimentari presso il Banco delle Opere di Carità Sicilia che poi facevano distribuire nel periodo immediatamente precedente la campagna elettorale e fino a quando non avevano luogo le operazioni di voto a famiglie alcamesi non abbienti in cambio della promessa di voto”. Con il rito abbreviato, qualora arrivassero delle condanne, gli imputati usufruirebbero di un terzo dello sconto della pena. Inoltre il processo si chiuderà in tempi brevissimi: entro maggio è prevista la sentenza.