Alcamo: Vigile urbano sotto processo, prefetto gli revoca qualifica

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Alcamo – Il prefetto di Trapani ha revocato la qualifica di agente di Pubblica sicurezza ad un vigilie urbano del comando di Alcamo, Francesco Miciletto. L’oramai ex ispettore capo del comando era finito nei guai lo scorso anno per avere fatto volutamente allontanare, secondo l’atto di accusa, una lavoratrice in nero durante una ispezione dei carabinieri all’interno dell’azienda per la quale lavorava la donna senza un regolare contratto. Al momento Miciletto è sotto processo, dopo il rinvio a giudizio richiesto dal sostituto procuratore di Trapani, Sara Morri. Per lui l’accusa è di “violazione dei principi di buon andamento e imparzialità dell’amministrazione” e per avere creato un danno economico all’ente per il quale lavora, quindi il Comune di Alcamo. Per Miciletto, sottufficiale del corpo di Polizia Municipale, l’ipotesi avanzata dall’accusa è di abuso in atti d’ufficio. Il pesante capo d’imputazione scaturisce da un episodio che si è verificato lo scorso anno. Secondo la ricostruzione del pubblico ministero, in base ovviamente alle testimonianze raccolte, Miciletto avrebbe preso parte in collaborazione con il nucleo radiomobile della Compagnia dei carabinieri di Alcamo ad una ispezione all’interno di un’azienda locale di vendita di auto nuove ed usate, l’Auto Idea di contrada Palma che risulta essere di proprietà dell’alcamese Benedetto Coraci. Pare che una volta dentro Miciletto si sia avvicinato ad una dipendente dell’attività commerciale e le abbia intimato di allontanarsi in quanto in atto vi era un controllo amministrativo. Sapeva che la donna non era contrattualizzata, nonostante lavorasse all’interno del salone auto di vendita auto, ed evidentemente proprio per questo motivo, sempre secondo l’accusa, avrebbe esortato la “fuga” del lavoratore la cui posizione irregolare avrebbe messo nei guai il titolare. I carabinieri si sono accorti di quanto accaduto ed hanno verbalizzato ogni cosa. Per il sostituto procuratore che si sta occupando del caso l’ispettore capo dei casci bianchi avrebbe commesso un abuso d’ufficio, anticipando i motivi dell’ispezione. Inoltre avrebbe commesso, sempre secondo il sostituto procuratore di Trapani, un danno economico nei confronti della pubblica amministrazione: la sanzione per l’utilizzo di un lavoratore in nero oscilla tra le mille e 500 e le 12 mila euro e viene maggiorata di 150 euro per ciascuna giornata di lavoro effettivo che viene accertato. La giunta guidata dal sindaco Sebastiano Bonventre, analizzata la richiesta di rinvio a giudizio, ha delibera di costituirsi parte civile perché si considera in questa vicenda parte lesa, come d’altronde asserisce la stessa Sara Morri. Oltretutto, in seguito al decreto prefettizio, è stata decurtata dal Comune l’indennità di vigilanza che è dimezzata, da 800 a 400 euro, per chi non svolge funzioni con qualifica di agente di pubblica sicurezza.